De Benedetti: ridurre le disuguaglianze con una patrimoniale ad aliquota bassa

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SONDRIO – «Per ottenere una vera crescita non si può che incidere sul lavoro e sulle imprese. Dunque sono favorevole a una patrimoniale strutturale ad aliquota bassa, su tutto, non solo sugli immobili, che vada ad abbattere il carico fiscale che pesa sulle imprese e sul lavoro». Carlo De Benedetti parla davanti alla platea di imprenditori riunita a Sondrio da Piero Melazzini, il presidente della banca popolare che ogni anno stupisce tutti gli analisti per i suoi ottimi risultati di bilancio. Ma all’ultimo momento cambia il tema del suo intervento per collegarsi direttamente con gli ultimi avvenimenti di Roma che hanno umiliato l’Italia di fronte al mondo intero. «Mi sento umiliato perché quei duecento idioti e criminali hanno di fatto impedito, in Italia, una discussione serena e approfondita sulle ragioni, che ci sono e sono in parte valide, della protesta che ha coinvolto mezzo mondo».
L’Ingegnere condivide l’impostazione di Mario Draghi e Jean Claude Trichet, la protesta di piazza degli «Indignados» è da ascoltare perché affonda le sue radici nella diseguaglianza sociale che si è andata ampliando negli anni della finanza facile, dell’«economia di carta» il cui valore è stimato in sette volte quello dell’economia reale. I dati su questo fronte sono impressionanti: nel 2010 oltre 46 milioni di cittadini Usa sono finiti sotto la soglia di povertà . E oggi solo l’1% della popolazione americana detiene il 40% della ricchezza dell’intera nazione. I più penalizzati da questa situazione sono i giovani, in Italia «un giovane su due non trova una occupazione e uno su quattro né studia né lavora», ricorda De Benedetti. Di fronte a questa situazione colpisce l’incapacità  dei governi occidentali di condividere regole nuove per la finanza, raccogliendo le indicazioni del Financial stability board. Solo parole e niente fatti concreti, finora.
Una piccola imprenditrice rompe il ghiaccio delle domande elencando gli enormi problemi che ogni giorno devono essere affrontati, alto costo del lavoro, burocrazia, trasporti inefficienti, costo dell’energia più elevato che in altri paesi. Lavorare e produrre in Italia sta diventando un incubo. «In questa situazione il buon senso dice che bisogna ridurre le imposte su chi produce e introdurre una patrimoniale i cui proventi vanno trasferiti su lavoratori e imprese, non utilizzati per ridurre il debito pubblico», sostiene l’Ingegnere e la sala sembra dargli ragione. I più ricchi sono pronti a tassarsi purché serva a qualcosa, soprattutto se a gestire le risorse fossero le istituzioni più vicine al territorio, come Comuni e Regioni. E’ chiaro che la materia fiscale è quella che scotta di più, il contributo di solidarietà  è iniquo nella sua distinzione tra dipendente pubblico e privato, i condoni non sono educativi per il cittadino, l’evasione fiscale troppo alta. «Combattere l’evasione sarebbe un gioco da ragazzi se solo si volesse andare a toccare commercianti e liberi professionisti – conclude De Benedetti – basterebbe limitare al massimo l’utilizzo del contante e far allegare a tutti l’estratto conto bancario alla dichiarazione dei redditi».
(g. po.)


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