Patto per salvare l’euro E l’Unione si risveglia a 26

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BRUXELLES — Ci sono volute oltre nove ore di trattativa serrata fino alle cinque di mattina. Ma, nel Consiglio a Bruxelles dei 27 capi di Stato e di governo dell’Ue, la cancelliera tedesca Angela Merkel, appoggiata dal presidente francese Nicolas Sarkozy, è riuscita a ottenere l’accordo politico sulla sua proposta di patto per un controllo comune più stringente sui bilanci dei Paesi con i conti pubblici fuori controllo. Solo il premier britannico David Cameron si è chiamato fuori, soprattutto per difendere gli interessi delle banche e delle altre entità  finanziarie della City di Londra (che volevano l’esenzione dalle regole di Bruxelles). Ha così aperto una clamorosa frattura tra il Regno Unito e gli altri 26 membri dell’Ue. La Merkel, che minacciava di procedere solo con i 17 Stati dell’Eurozona, è comunque risultata vincente portando dalla sua parte 9 dei 10 Paesi non aderenti alla moneta unica. Sarkozy aveva drammatizzato il clima pre-vertice ventilando rischi catastrofici per l’euro e l’intera Europa, se non fosse passato il patto sui bilanci in questo summit. La Merkel ha poi chiarito con realismo che è stato fatto «un passo in avanti su una strada ancora lunga» perché «non c’è una soluzione immediata alla crisi» e in grado di far riguadagnare subito «credibilità » alla moneta comune. Il premier Mario Monti ha parlato di «maggiore credibilità  dei meccanismi di rispetto della disciplina di bilancio» e ha apprezzato la disponibilità  di «una potenza di fuoco degli strumenti anticrisi per fronteggiare il contagio», pur ammettendo di non sapere se sarà  sufficiente per salvare l’euro. «Penso che non lo sappia nessuno prima di qualche giorno», ha affermato Monti, che ha raccontato la sua mediazione bilaterale per convincere Cameron e per arrivare al consenso a 27. «Quello che è stato offerto non è nell’interesse della Gran Bretagna — ha tagliato corto il premier britannico —. Quindi non l’ho accettato». Durissimo è stato lo scontro Cameron-Sarkozy. Monti ha fatto intendere che il presidente francese alla fine non sembrava scontento dell’autoesclusione del Regno Unito, tradizionale frenatore della maggiore integrazione comunitaria. La Merkel ha ottenuto di poter di fatto «commissariare» i governi meno virtuosi dell’Eurozona se non si impegnano a conseguire il pareggio di bilancio (restando entro un deficit strutturale dello 0,5% del Pil nominale). Chi finisce in disavanzo eccessivo (oltre il 3% nel rapporto deficit/Pil) subirà  anche sanzioni automatiche (salvo che la maggioranza qualificata dei governi sia contraria). Monti ha chiarito che l’automatismo «non si applica al rientro del debito» previsto al 60% del Pil entro 20 anni. Questa regola imporrebbe agli italiani manovre annuali di circa 40 miliardi annui con rischi recessivi e di tensioni sociali. L’Italia e gli altri Paesi in difficoltà , a causa dei costi di indebitamento esplosi in seguito all’attacco della speculazione sui titoli di Stato, sollecitavano più risorse per gli aiuti comunitari. La Merkel, dopo aver ottenuto il patto sui bilanci, ha egualmente concesso pochissimo. Un aumento del fondo salva Stati temporaneo e stabile (Efsm ed Esm) verrà  riconsiderato nel marzo 2012. Per ora l’Esm entrerà  solo in vigore in anticipo (luglio 2012) restando con la dotazione di 500 miliardi. Monti ha detto di essersi «accalorato» per convincere alcuni Paesi ad aumentare le risorse e di aver notato segnali di disponibilità . Per il premier italiano è importante la limitazione delle perdite dei privati solo sui titoli greci e che nel testo finale compaia una «criptica» apertura riferibile agli eurobond. Il presidente della Bce Mario Draghi, presente al summit, ha apprezzato il patto per la disciplina di bilancio, che va nella direzione del «fiscal compact» da lui sollecitato nell’Europarlamento. Ma ha accettato di assumersi solo la gestione dell’Esm. In questa fase la Bce non intende finanziare maggiori acquisti di titoli in euro dei Paesi a rischio. I membri dell’Ue verseranno così 200 miliardi di euro al Fondo monetario di Washington per iniziative anti-crisi. Monti ha affermato di volersi impegnare per far capire che l’Europa resta concentrata sul rigore di bilancio e «poco focalizzata sullo sviluppo e sulla crescita». La Merkel ha promesso che «per far fronte ai tempi di crisi» i summit diventeranno mensili e considereranno proprio «la crescita e l’occupazione». Il nuovo patto a 26, che rafforza anche il coordinamento a Bruxelles delle politiche economiche nazionali, dovrebbe essere siglato a marzo.


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