“Pronto a tornare a Montecitorio voterò no all’arresto di Cosentino”

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NAPOLI – È pronto a tornare a Montecitorio. «Sono un parlamentare in carica, riprenderò la mia attività », dice Alfonso Papa, imputato nel processo P4, libero dal 23 dicembre dopo 101 giorni di carcere e 50 agli arresti domiciliari. Al ritorno tra i banchi della Camera si ritroverà  a decidere sull’arresto di un altro deputato del Pdl, il coordinatore regionale per la Campania Nicola Cosentino. «Voterò contro», dice. E annuncia di volersi impegnare per i problemi dei detenuti. Oggi sarà  ospite di “Radio Carcere”, lo spazio di Radio Radicale sull’argomento. Prima però c’è il processo che ricomincia oggi, dove Papa deve difendersi dalle accuse di concussione ai danni di imprenditori, favoreggiamento e corruzione. Il suo principale coimputato, il lobbista Luigi Bisignani, è uscito di scena patteggiando un anno e sette mesi.
I reati ipotizzati sono gravi e dalle indagini dei pm Curcio e Woodcock emerge un quadro decisamente negativo della sua persona. Come si difenderà ?
«Con serenità  d’animo e con la massima fiducia nei confronti dei giudici. La verità  emerge attraverso il processo. Come ho sostenuto sin dall’inizio delle indagini, mentre ero oggetto di un violento attacco mediatico, non solo lo aspetto, ma ritengo di aver bisogno del processo».
In questi mesi però lei ha lanciato pesanti accuse nei confronti della Procura.
«La domanda non è corretta, non ho mai rilasciato dichiarazioni polemiche nei confronti di alcun magistrato. La prego di verificare. Altra cosa è l’attività  svolta nelle sedi istituzionali proprie».
Prima dell’arresto si era autosospeso dal gruppo parlamentare. Resterà  nel Pdl?
«Il partito mi è stato vicino sin dall’inizio della vicenda. Dai vertici, ai quadri, ai simpatizzanti. Con il cuore non mi sono mai sentito sospeso. Quello fu un atto doveroso per evitare strumentalizzazioni».
Ora si avvicina il voto sulla richiesta di arresto per Cosentino.
«Quando si è chiamati a decidere sulla libertà  di una persona ritengo che, soprattutto alla luce della mia esperienza, sia necessaria un’attenta riflessione. Ho letto le carte, la richiesta per Cosentino mi fa inorridire».
Lei era in cella su autorizzazione della Camera quando è stata respinta la richiesta per un altro parlamentare del Pdl, Marco Milanese. Si è sentito un capro espiatorio?
«Una democrazia matura non ha bisogno né di eroi né di capri espiatori».
Come trascorreva il tempo in carcere?
«In cella per 22 ore, altre due di passeggio. Ho letto molto».
E agli arresti domiciliari in casa dei genitori?
«Il carcere ti taglia fuori dal mondo, agli arresti domiciliari ho avuto modo di sentire il travaglio infinito di moglie, figli e parenti che dalla cella potevo solo immaginare». 
Perché il 24 dicembre, primo giorno da uomo libero, è andato in visita al carcere di Poggioreale?
«Ci ho passato il Ferragosto e in questi mesi terribili mi ero preparato psicologicamente a trascorrere lì il Natale. Mi sembrava doveroso testimoniare la mia esperienza e il mio impegno per le carceri. Una umanità  di circa 68 mila persone, il 42 per cento delle quali in attesa di giudizio, che soffre secondo parametri di dolore non adeguati agli standard di un Paese moderno».
Lei è stato magistrato e dirigente del ministero della Giustizia, prima che parlamentare. Ci voleva l’arresto per comprendere le condizioni dei detenuti in Italia?
«Da pm sono stato sempre molto attento alle garanzie, da magistrato addetto al gabinetto del ministro ho sempre prestato attenzione al tema delle carceri. Come direttore generale avevo altre competenze».


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