Siria, l’opposizione contro gli osservatori della Lega araba

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La missione della Lega araba in Siria esordisce sotto una salva di accuse incrociate. I primi 60 osservatori, inviati a monitorare il rispetto del Piano di pace arabo nel tentativo di disinnescare la crisi, varcano l’ingresso di Bab Amro e Bab Sebaa, i quartieri ribelli di Homs. Poi raggiungono Hama, Idlib e Dera’a, gli altri focolai della protesta. E subito dall’opposizione si levano critiche: «Gli osservatori sono pochi, scortati dai ba’athisti, e ingannati dalle apparenze». Il piano arabo, sottoscritto dalla Siria, prevede il ritiro delle forze militari, la liberazione dei prigionieri, e l’avvio di un dialogo con l’opposizione. Il governo annuncia il rilascio di 755 detenuti «coinvolti negli scontri». Però, mentre gli osservatori ispezionano le prigioni, Human Rights Watch sospetta che molti siano stati trasferiti nelle carceri militari, escluse dai sopralluoghi. 
All’inizio, i militanti sbarrano il passo agli inviati della Lega, contrariati dalla presenza di un ufficiale siriano: «Dovete incontrare i feriti e i familiari delle vittime, non i rappresentanti del potere», protestano. Poco dopo, le barricate cadono. Migliaia di persone sono scese per le strade di Homs, alla vigilia, disperse con gas lacrimogeni. L’Osservatorio siriano dei diritti umani, di base a Londra, calcola almeno nove morti ieri nel Paese, fra cui quattro soldati. Il Consiglio nazionale siriano, con sede a Istanbul, respinge la missione araba e chiede l’intervento dell’Onu. 
In serata il capo della missione, il generale sudanese Mustafa al-Dabi, offre un resoconto di segno opposto: è «rassicurato», dice, da quel che ha visto: «In alcuni posti la situazione non era buona, ma nulla di spaventoso. C’era calma, niente scontri». Un invito alla cautela viene da Haytham Manna, uno dei più fieri avversari del regime, leader del Comitato per un cambiamento democratico. Interpellato dal New York Times, giudica le critiche affrettate: «Alcuni vogliono seppellire l’iniziativa araba ancor prima che sia applicata. Già  puniscono gli osservatori meno di 24 ore dal loro arrivo». Dall’estero, la Russia chiede alla Siria «piena collaborazione». La Francia, invece, scarta le rassicurazioni del generale: «È troppo presto per giudicare la realtà ».


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