La crisi dell’eurozona non è la Guerra dei Trent’anni

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Entrambe ebbero la loro origine in avvenimenti piuttosto marginali: la crisi greca nel nostro caso, la «defenestrazione di Praga» — quando alcuni nobili boemi si liberarono in modo assai spiccio dei governatori asburgici — quattro secoli fa. Non è la prima volta che la Guerra dei Trent’anni è evocata in relazione ad avvenimenti molto successivi. È avvenuto, ad esempio, in riferimento alle due guerre mondiali (ma in primo luogo europee) del ‘900, definite spesso come un’unica, moderna, guerra dei trent’anni. Il paragone con la guerra che nel ‘600 aveva devastato una buona parte dell’Europa (compresa, come ricorda ogni lettore dei Promessi Sposi, l’Italia settentrionale) serve a sottolineare quanto sanguinose siano state le guerre del XX secolo. E allo stesso tempo quanto la prima e la seconda Guerra mondiale siano state anch’esse — come la Guerra dei Trent’anni, appunto — delle guerre di religione: se nel XVII secolo il conflitto si alimentava dello scontro tra cattolici e protestanti, le guerre del ‘900 sono state alimentate da religioni secolarizzate come il nazionalismo, il fascismo, il nazismo, il comunismo. 
Mà¼nchau si dichiara consapevole della necessità  di non esagerare con il paragone. Ma il punto non è tanto questo, quanto il fatto che il confronto convince poco e fa emergere piuttosto le differenze che le somiglianze. La crisi attuale ha provocato disoccupati, non certo le devastazioni e le perdite di vite umane che si verificarono quattro secoli fa. Inoltre oggi la crisi economica non sembra avere alcun carattere di scontro di religione. Ed è superfluo aggiungere che gli Stati Uniti — i quali, con la vicenda dei mutui subprime non sono stati estranei alla attuale crisi — negli anni della Guerra dei Trent’anni erano abitati quasi esclusivamente dai pellerossa.


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