“Un partner per Fiat entro il 2013”

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Un’alleanza entro i prossimi due anni, prima del ritorno in borsa e della fusione Fiat-Chrysler. Sergio Marchionne ne parla a Detroit, intervistato da un giornale polacco: «Potremmo cercare un terzo partner», ammette l’ad del Lingotto, anche prima del 2013. Ma aggiunge subito che «non è vero» il disegno di tornare all’assalto della Opel. E torna a negare un interesse per Peugeot: «Ero a cena nei giorni scorsi con il ceo Philippe Varin e abbiamo parlato di tutt’altro». Anche perché alla cena partecipavano decine di manager delle principali case automobilistiche mondiali. Non era, insomma, un tete à  tete.
Più concretamente, il progetto di Marchionne sembra essere quello di realizzare stabilimenti comuni, per le utilitarie he saranno i più venduti nell’Europa della crisi ma anche quelli con minori margini. «Penso – ha detto l’ad del Lingotto nei giorni scorsi al salone di Detroit – a quel che abbiamo fatto con la Ford in Polonia, la piattaforma comune tra la 500 e la Ka». Un’alleanza industriale dunque, prima ancora che una fusione societaria. Un modo per ridurre la sovracapacità  produttiva che anche ieri l’ad ha stimato nel «15-20 per cento di quella attualmente installata in Europa». L’alternativa, ha aggiunto il manager parlando al Financial Times, è quella della chiusura degli stabilimenti, una misura che in Europa non è possibile: «Non c’è stato il coraggio che c’è stato negli Stati Uniti». Mercoledì sera, intervenendo alla serata organizzata dalla rivista Automotive news, l’ad è tornato a parlare del quartier generale del futuro gruppo. «Pensavo di portarlo a casa sua», ha risposto scherzando con l’intervistatore. Poi ha aggiunto che «il vero problema è capire se in Europa ci sono le condizioni per sviluppare un’industria manifatturiera. Se gli accordi fatti con i sindacati, che ci danno la possibilità  di competere a livello internazionale, verranno rispettati, allora la Fiat resterà  dov’è. In caso contrario, e mi auguro che non sia così, non abbiamo scelta». Marchionne ha poi proseguito la consueta polemica con la Fiom («non si può votare fino a quando non vincono») e ha mostrato prudenza sul prossimo incontro con il ministro Fornero: «Non chiediamo altro che la pace sociale per poter lavorare. Con Fornero sono già  stato molto chiaro. Il mercato dell’auto è tornato ai livelli del 1985. Dobbiamo rifondare questo settore dalla base».


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