Sarkozy e il Rafale venduto all’India Scacco all’Eurofighter

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PARIGI — Nicolas Sarkozy era già  sceso dal palco, all’incontro annuale con la stampa, martedì all’Eliseo, quando è tornato al microfono con (forse involontaria) citazione di Steve Jobs. «Ancora una cosa — ha detto il presidente, proprio come era solito fare il patron di Apple —. La Francia oggi ha ottenuto la commessa record di 126 aerei da combattimento Rafale da parte dell’India. È una grande notizia».
Dopo la perdita della tripla A, in questi giorni la Francia rischiava di perdere anche il quarto posto (conteso da Israele) nella classifica dei Paesi maggiori esportatori di armi; un dato meno propagandato, ma in modo diverso altrettanto importante per l’economia del Paese. In gioco c’era un ordine per 12 miliardi di dollari (9,2 miliardi di euro), il più grande della storia, e vitale per l’industria degli armamenti francese. La notizia arrivata da New Delhi rompe finalmente «la maledizione del Rafale»: presentato nel 1999 da Serge Dassault (grande amico di Sarkozy ed editore del Figaro), il Rafale è stato a lungo giudicato il migliore aereo da combattimento sul mercato. Eppure, la Francia finora non era riuscita a venderne neanche uno. 
La «raffica» (questo significa rafale) è stata a lungo di no: dall’Olanda nel 2001, Corea del Sud (2002), Singapore (2005), Marocco (2007), Emirati Arabi Uniti (2011) e, anche se la partita non è ancora chiusa, Brasile poche settimane fa. «Perfetto, ma troppo costoso», era stata finora la risposta. Più o meno simile a quella riservata agli altri gioielli dell’industria pesante francese — le centrali atomiche e i treni ad alta velocità  â€” tecnologicamente all’avanguardia ma troppo sofisticati. 
Pur di aggiudicarsi un contratto a questo punto fondamentale, Dassault ha abbassato il prezzo offrendo i primi 18 Rafale, quelli costruiti in Francia (gli altri saranno assemblati su licenza in India), a soli 122 milioni l’uno invece dei 150 del prezzo di listino. È stato questo fattore, oltre all’ottima prestazione in Libia, a convincere il governo indiano a proseguire le trattative esclusivamente con Dassault. Il contratto però non è stato ancora firmato, e David Cameron non perde le speranze: «Farò il possibile perché il Typhoon Eurofighter sia ripreso in considerazione», ha detto ieri il premier britannico. Il grande sconfitto — per adesso — è infatti il consorzio europeo Eurofighter, formato dalla britannica Bae Systems (33%), Eads Deutschland (33%), l’italiana Alenia-Finmeccanica (21%) e la spagnola Eads Casa (13%). La concorrenza planetaria degli aerei militari vede affrontarsi, oltre al Rafale e al Typhoon, lo svedese Gripen, il russo Soukho௠Su-30, gli americani F-16, McDonnell Douglas F-15 Eagle, e il nuovo Lockheed Martin F-35 Lightning II ordinato — tra le polemiche visti i costi — anche dall’Italia.


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