Gurria (Ocse): «Monti perfetto, rischi non finiti»
Il contagio, ha detto Gurria, «è un problema che non dipende solo dall’Italia», che quindi «non deve abbassare la guardia». Rispondendo ad altre domande sulla riforma del lavoro del governo, Gurria ha detto ancora che l’articolo 18 «non è il punto fondamentale» della riforma del lavoro allo studio in Italia: secondo la sua opinione, piuttosto «si parla di flessibilità ma anche di reti di protezione per chi oggi non ce l’ha, e di reinserimento nel mercato del lavoro».
Poi un elogio sperticato dell’operato di Monti: sul piano delle riforme avviate dal governo, il paese vive un «momento storico», mentre «consideriamo Monti l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto». Infine, un accordo per rafforzare la «potenza di fuoco» del Fondo monetario internazionale è possibile prima del G20 finanziario di questo mese: «Credo che ce la possiamo fare», dice ancora Gurria.
Una mano a Monti la vuole dare anche il Wall Street Journal, che nella pagina commenti spara a zero contro i lavoratori e i sindacati italiani. «La più grande minaccia alla crescita economica dell’Italia non è il debito pubblico ma l’articolo 18», si legge sul giornale americano della finanza, sottolineando che – a suo dire – questa norma è sottovalutata dalla stampa internazionale quando si affronta il tema della scarsa crescita italiana. L’articolo 18 – scrive invece dalle colonne del Wsj Matthew Melchiorre, analista all’Istituto per la Competitività delle Imprese di Bologna, «è un relitto degli anni ’70 che rende impossibile licenziare anche il più incompetente dei dipendenti ed in modo perverso causa ciò che dovrebbe prevenire: la disoccupazione». A causa di questa norma l’Italia è diventata il secondo peggior Paese in cui fare impresa, dopo la Grecia, secondo la classifica stilata dall’Ocse. Parole dell’autore.
Related Articles
Perché servono le rappresentanze L’egoismo sociale non è una risposta
Se mi è permesso per una volta dissentire dalla linea di opinione del Corriere vorrei segnalare il mio preoccupato sconcerto per la generalizzata voglia di spappolare ogni forma e struttura di rappresentazione sociale intermedia, sindacale, datoriale o associativa che sia.
Jobs Act, una ripresa effimera dell’occupazione
Istat. +207 mila in più secondo i dati non destagionalizzati. E’ la dote degli incentivi. Il lavoro che avanza è sempre più part-time a fronte di una crescita ben più contenuta del lavoro a tempo pieno
Il mondo che rivuole le frontiere
L’offensiva liberista avviata da Reagan e dalla Thatcher ha creato fratture che ora stanno provocando reazioni inattese Oggi Trump ripete gli stessi argomenti di chi era contro gli accordi di libero scambio tra Messico, Usa e Canada