«Situazione gravissima ma niente nostalgie militari Confidiamo nel premier»

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ATENE — Nella Grecia degli Anni 60, le turbolenze politiche, le violenze di piazza, l’impossibilità  di avere una maggioranza di governo, l’assassinio del deputato di Salonicco Grigoris Lambrakis da parte di servizi segreti deviati portarono poi al colpo di Stato militare del 1967, che umiliò il Paese con una dittatura durata sette anni.
In quel periodo si colloca il celebre libro di Vassili Vassilikos «Z-l’orgia del potere», poi diventato un film di straordinario successo, girato da Costa Gavras e interpretato da Irene Papas, Yves Montand, Jean-Louis Trintignant e Renato Salvatori.
Chiedo a Vassilikos se, mezzo secolo dopo, il dramma della Grecia di oggi possa riproporre quel tragico clima. La risposta è abbastanza decisa: «No, direi di no, perché allora c’era la domanda di un uomo forte, capace di risolvere i problemi che la classe politica non riusciva ad affrontare. Dal partito centrista di Jorgos Papandreou, padre di Andreas e nonno del nostro ex primo ministro George, si era staccata una costola, quella di Costantino Mitsotakis. La situazione era tesissima. A poco a poco quell’incertezza creò le sciagurate condizioni del golpe. No, oggi la situazione è gravissima ma non ci sono nostalgie di tipo militare per l’uomo forte con le stellette. Almeno, io credo».
Forse non un militare, magari un crescente potere del mondo finanziario, che potrebbe commissariare la Grecia.
«Vede, oggi abbiamo un dono di Dio, e questo dono si chiama Lucas Papademos. Un dono straordinario per due ragioni: primo perché, come ex vicepresidente della Banca centrale europea, è l’unico che conosce non soltanto i personaggi ma anche i meccanismi tecnici che possono aiutare la Grecia a uscire da questo tunnel mefitico; secondo, perché Papademos, nel momento in cui è stato chiamato, era libero da gravosi impegni internazionali. Quindi la Grecia, nel pieno della tempesta, può dirsi fortunata. Tuttavia, sarebbe necessario un ulteriore salto…».
Vuol dire maggiori poteri al premier?
«Voglio dire che Papademos, come in Italia il presidente del Consiglio Mario Monti, dovrebbe avere la possibilità  di scegliersi i ministri. Finora, di sua scelta, tra ministri, viceministri e sottosegretari, ne ha soltanto quattro, e sono decisamente i migliori. Vista l’invadenza dei partiti, così non si può andare avanti. Vorrei che il premier avesse la possibilità  di rafforzare la squadra e che il governo restasse in carica minimo minimo per altri otto mesi, se non di più».
E lei crede che i litigiosi politici greci siano disposti a rinunciare alle elezioni? Il Pasok socialista di Papandreou, dicono i sondaggi, è in caduta libera. Si parla addirittura di meno del 10 per cento dei consensi. Nuova democrazia, cioè il primo responsabile della crisi, è in forte crescita e il suo leader sogna un successo. Che però, assicurano i sondaggi, non sarebbe sufficiente a garantire una maggioranza in Parlamento. E poi c’è la sinistra estrema e radicale, che tutti prevedono in irresistibile salita.
«No, i politici greci non rinunceranno alle elezioni. Lo so bene. E questo mi preoccupa. Al punto che vorrei che Papademos avesse uno schieramento, un gruppo, un partito, non so quale, e si presentasse come leader alle elezioni. Questa sarebbe la soluzione per sperare di salvarci».
Ma lei è pronto a sostenere Papademos?
«Come lei sa sono uno scrittore, un intellettuale, ho fatto fino a poco tempo fa l’ambasciatore presso l’Unesco a Parigi. Prima lei chiedeva dei partiti della sinistra estrema e radicale, che sono in forte crescita. I comunisti del KKE, intrisi di passata nostalgia sovietica, usano un linguaggio che è fuori dal tempo: contro il capitalismo e contro l’Unione Europea. Loro sono per il no drastico ai sacrifici. Syriza, un tempo rappresentato da Synaspismos, è una coalizione più possibilista: contro le misure di sicuro, ma con distinguo politici. E poi c’è il nuovo gruppo, “Dim.ar”, che vuol dire “Sinistra democratica”, guidato da Fotis Kuvelis, uscito da Syriza. Fino a poco tempo fa era accreditato del 2 per cento dei consensi, oggi lo danno intorno al 18 per cento, perché raccoglierebbe molti transfughi delusi del Pasok. Kuvelis ha una posizione onesta e responsabile».
E allora perché non accetta i sacrifici che, come ha detto Papademos, sono indispensabili per salvare il Paese?
«Perché se lo facesse tornerebbe al 2 per cento. Io ho simpatia per “Sinistra democratica”, capisco la necessità  di preservare la dote politica che è riuscita a raggiungere, però continuo a dire: teniamoci Papademos il più a lungo possibile».


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