Troppa Acqua per un Hamburger così l’Agricoltura prosciuga l’Oro blu

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Mentre la disponibilità  annuale diminuisce, la richiesta cresce rapidamente, sia per l’incremento demografico concentrato sempre più negli immensi agglomerati urbani, sia per le richieste dell’agricoltura. Queste ultime — accresciute con l’aumento del benessere in molti Paesi — sono responsabili di un’impronta idrica del 92% a livello globale. L’analisi dettagliata dei consumi e dei flussi necessari per sostenere funzioni vitali — dall’industria all’agricoltura alla fornitura di acqua potabile — ha fatto rilevare che in molti luoghi, soprattutto in regioni in cui le precipitazioni sono più scarse, si siano già  superati i livelli sostenibili. Tra i 405 bacini fluviali sottoposti all’indagine compare anche il Po. Nel caso del maggiore fiume italiano, i prelievi da parte dell’agricoltura si aggirano sul 70% della portata, mentre percentuali molto minori sono da addebitare ai consumi industriali e a quelli domestici. I quali, a livello planetario, sono rispettivamente del 4,4% e del 3,6 %. 
Ciò premesso, è comprensibile come il maggiore impegno di sostenibilità  vada riservato all’agricoltura. Tanto per fare uno degli esempi riportati dallo studio, se per un hamburger di soja da 150 grammi prodotto in Olanda occorrono circa 160 litri di acqua, per lo stesso quantitativo di carne ne occorrono mille. Da qui discende la necessità  di razionalizzare le tecniche di coltivazione e d’irrigazione, di rivedere i consumi di carne bovina, di utilizzare al meglio una risorsa che, come il petrolio, sta diventando sempre più scarsa.


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