Giappone, diario di una rinascita

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A un anno dalla triplice catastrofe nel Nord-Est del Giappone – un terremoto seguito da uno tsunami e da un incidente nucleare – il trauma è tuttora presente e visibile, tutt’altro che esorcizzato. La solidarietà  nazionale e internazionale ha costituito un elemento importante, ma non sufficiente. Nonostante l’intervento dello Stato, le famiglie sinistrate si sentono abbandonate e pensano che non si sia fatto abbastanza. Ventimila morti. E sono oltre 300.000 quelli che non ritroveranno mai più le loro case. Una catastrofe immensa. Ma fin dal 1995 il terremoto di Hanshin, presso Kobé, aveva scosso il mito della sicurezza nipponica.
È in quest’atmosfera tetra che sono atterrato all’aeroporto di Osaka, il 13 marzo scorso. Il Giappone è un sogno seducente, e ricorrente. Ho spesso pensato di perdermi tra la folla delle sue grandi arterie scintillanti di pubblicità  multicolori. È la seconda volta che visito questo Paese. La prima risale al 1996: quella volta fui contagiato da un parassita che mi attaccò i polmoni, e rischiai di morire. Ho lottato a lungo con questo brutto ricordo. In ogni caso non mangerò mai più crostacei crudi. Starò molto attento! 
Al mio arrivo all’aeroporto di Osaka ho visto parecchi giapponesi muniti di mascherina. Ho pensato di dovermene procurare una per non essere contagiato da qualche virus, ma mi sono sentito dire che non ne valeva la pena. La mascherina – mi hanno spiegato – si porta quando si è malati, per non contaminare gli altri. Dunque, un gesto di civismo!
Per prima cosa si è colpiti dalla calma che regna in questo Paese, e dalla gentilezza della gente. Sarà  anche solo apparenza, ma è importante essere accolti con un sorriso. Non appena ci si trova in difficoltà , c’è qualcuno che offre il suo aiuto. La sera sono andato a cena in un ristorante nei pressi dell’albergo. All’ingresso il menu è illustrato da fotografie esposte su grandi tabelloni. Si sceglie in funzione della qualità  della foto – salvo rischiare di essere poi sorpresi da quanto viene servito! Prima di entrare bisogna togliersi le scarpe e sistemarle in uno scaffale. È consentito fumare in un settore del ristorante, ma non per strada, considerata come uno spazio pubblico.


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