L’Europa apprezza la legge che non c’è

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L’Italia è il laboratorio più grande della tecnocrazia europea, e finora, senza le proteste degli altri paesi mediterranei come Spagna, Grecia e Portogallo, ha obbedito senza fiatare alla politica dettata dalla Bce nella famosa lettera di agosto. «È importante – dice Cristina Arigho, la portavoce di Andor – che l’obiettivo ed il grado di ambizione del testo finale della riforma restino commisurati alle sfide del mercato del lavoro italiano». La riforma del mercato del lavoro, ribadisce la portavoce di Andor, «dovrebbe essere un tassello fondamentale nell’agenda delle riforme». La Arigho critica il nostro sistema «duale»: garanzie «generose» per i lavoratori a tempo indeterminato e «sistema frammentato di sussidi di disoccupazione». Una nota ufficiale dell’intera commissione invita poi «le autorità  italiane» e i sindacati «a lavorare insieme in modo costruttivo per raggiungere i migliori risultati possibili». Infine, va da sé, «la Commissione si riserva «un’analisi attenta» delle misure approvate dalle camere. 
Sono raccomandazioni forse comprensibili. Ma che certamente stridono con la realtà  istituzionale e lo scontro politico italiano. Agli atti, infatti, non c’è ancora nemmeno un testo vero e proprio firmato dal governo. I ministri Severino e Fornero, per esempio, si vedranno domani per curare un dettaglio non marginale come la “corsia preferenziale” nei tribunali per le cause di lavoro. E il pressing sul parlamento italiano a proposito di un testo che ancora non c’è e un iter nemmeno iniziato alle camere dà  la misura del timore, più che dell’autorevolezza, di istituzioni europee non elette da nessuno e che a nessuno rispondono delle proprie posizioni.


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 Le soluzioni buone non esistono, ma alcune sono catastrofiche. Una delle grandi differenze tra la crisi finanziaria e quella potenziale che si sta preparando è che la prima ha avuto per motore la cupidigia (privata), la seconda la virtù (pubblica). Gli Stati-cicala vogliono diventare formiche.

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