Rosi Mauro: non lascio. Ma la Lega: via

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ROMA — Rosi Mauro si sente «contro tutti», «mi hanno messo in croce», «non sono pochi quelli che non mi amano». Però adesso lo sa e vuole difendersi. Piange davanti alle telecamere nel salotto di Bruno Vespa, ma rigetta tutte le accuse, in primis quella di aver preso per sé soldi pubblici: «Non un euro, ho tutte le prove, assolutissimamente no». E alla fine si commuove ma non si dimette da vicepresidente del Senato, come invece la base e i vertici del suo partito, la Lega, anche ieri le hanno chiesto a gran voce di fare. 
Rosi Mauro, invece, resiste: «Dopo 20 anni per la prima volta ho detto no a Bossi, all’alba dei miei 50 anni non voglio buttare via una vita di lavoro. E chi mi conosce sa quanto credo nella Lega…». Quasi due ore negli studi di «Porta a Porta», in via Teulada, dove prima di lei hanno registrato una puntata dedicata al naufragio del Titanic. Dal Titanic alla Lega, la coincidenza è solo casuale. Nel pomeriggio «la Nera» aveva parlato con il Capo, con Umberto Bossi che l’aveva chiamata da via Bellerio cercando di dissuaderla dall’idea di andare in tv e invitandola piuttosto a rassegnare le dimissioni: «Mi ha chiamato lui, mi ha detto: mi dicono che forse per opportunità  politica… E io invece in 20 anni per la prima volta dico di no, perché mi sono stufata di questo sistema: prima denigrano una persona e solo dopo vien fuori la verità . Ma perché dovrei dimettermi? Io non ho niente da nascondere e ho diritto a difendermi, lo farò anche in Aula, farò un intervento in Senato. E comunque prima vorrei capire cosa c’è dietro, è molto più facile attaccare una donna…».
Chissà  se ha ragione la segretaria del Sin.Pa, il sindacato padano, ma certo davvero ha le ore contate: se non ci pensa lei prima, sarà  cacciata dal partito già  nel consiglio federale di giovedì. Il «cerchio magico» ormai è andato in pezzi, nessuno potrà  più proteggerla: «Mi espelleranno? Vedano loro, ma prima mi voglio difendere». Maroni, Calderoli, non ha sentito nessuno in queste ore, è chiaro che l’hanno scaricata: «Ma non sono io che mi sono persa nel bosco, forse è qualcun altro. Io parlo in faccia, non pugnalo alle spalle».
E intanto prova a smontare a una a una tutte le accuse. Con l’ex tesoriere Belsito, quello degli investimenti dubbi in Tanzania, solo contatti «nella piena legalità ». Poi le vengono di nuovo le lacrime agli occhi quando Vespa le chiede a bruciapelo di Pierangelo Moscagiuro, in arte Pier Mosca, cantante di «Kooly Noody», brano cliccatissimo sul web, il poliziotto della sua scorta che i media le hanno attribuito come fidanzato e che è presente anche lui in via Teulada. Rosi Mauro smentisce: «Un’altra nefandezza, questa vicenda ha fatto soffrire tante persone, lui è il mio caposcorta, non è il mio compagno, e non l’ho fatto assumere al Senato come consulente, Pierangelo non è in aspettativa, è tutt’ora in forza all’ispettorato».
Addosso la senatrice leghista non ha neppure un fazzoletto verde, come se avesse deciso di deporre ogni insegna, almeno fino a quando non riuscirà  a riabilitarsi: si è vestita invece di blu, tailleur giacca e pantaloni, una piccola croce al collo, la coda di cavallo, un filo di trucco e tacchi alti. Non proprio un look da «badante», come pure è stata soprannominata: «Ci ho visto di nuovo la cattiveria, ma non mi sono offesa, anzi ne sono onorata, perché sono stata accanto a Bossi nel momento della malattia, della difficoltà ». Scuote il capo, chiama a sostegno l’avvocato Ivana Maffei, dice che «la Nera» che ha incassato migliaia di franchi – di cui pure si parla nelle intercettazioni – sarebbe piuttosto «la Mera», cioè l’infermiera svizzera di Bossi che pare si chiami proprio così. E il milione di euro dati alla scuola «Bosina» di Manuela Marrone, la moglie del Capo, «veniva dalla legge mancia», non erano soldi della Lega. E pure le centinaia di migliaia di euro al Sin.Pa sono «donazioni» del partito, «verificabili, ci sono tutti gli estratti conto». Inoltre, i vertici sapevano. Della laurea a Londra di Renzo Bossi o delle spese pazze dell’altro figlio Riccardo, invece, lei non sa niente («Non sono mai entrata nei problemi tra figli e genitori»). E tantomeno si è presa lei la laurea in Svizzera insieme al caposcorta Pier Mosca: «Fulmine a ciel sereno, non è vero nulla, non mi ha mai sfiorato l’idea di laurearmi. Ero un’asina a scuola».


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