Giù Intesa e Banco Popolare Flessione di Finmeccanica

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Ma se per le principali Borse europee si può parlare di semplici realizzi, per quanto riguarda Piazza Affari le motivazioni del ribasso (il Ftse-Mib ha ceduto il 2,42%: peggio ha fatto soltanto l’indice della Borsa di Madrid) sono riconducibili anche alla nuova impennata dello spread tra i rendimenti di Bund e Btp, che si è attestato in chiusura sui 377 punti base. Una circostanza, questa, che ha naturalmente penalizzato l’intero comparto bancario. Così il Banco Popolare ha lasciato sul terreno il 5,26%. Seguono nell’ordine, con flessioni analoghe, Intesa Sanpaolo (-5,22%), e Popolare dell’Emilia Romagna (-5,07%). Nell’ambito del paniere delle blue-chips, tuttavia, anche alcuni valori industriali hanno segnato a fine seduta variazioni negative oltre i cinque punti percentuali: è il caso di A2A, maglia nera della seduta con un calo del 5,32%, e di Finmeccanica, che a sua volta ha ceduto il 5,21%. Quanto a Fiat, che continua a scontare i dati negativi sulle immatricolazioni in Europa, il calo è stato del 4,36%. Soltanto due, fra i 40 titoli principali, i segni positivi: Campari (+0,85%) e Saipem (+0,03%).


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Il «confronto» in atto tra le parti sociali sta maturando un risultato pericoloso. A cominciare dall’art. 18. Parla Sergio Cofferati, il segertario generale della Cgil che 10 anni fa era riuscito a sventare l’assalto berlusconiano alla prima delle tutele per ogni lavoratore.

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