Finmeccanica, perquisito Gotti Tedeschi

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NAPOLI — I carabinieri del Noe sono entrati nella sua casa di Piacenza all’alba, erano circa le 5.30. L’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi deve aver pensato a qualche iniziativa collegata alle vicende vaticane e alle indagini della Gendarmeria della Santa Sede, impegnata nelle verifiche sui «corvi» che hanno gestito e veicolato documenti riservati. Soltanto quando ha potuto leggere l’ordine di perquisizione firmato dai magistrati della Procura di Napoli ha scoperto che in realtà  i militari cercavano documenti dell’inchiesta Finmeccanica. Carte che gli sarebbero state affidate dal suo amico Giuseppe Orsi, l’amministratore delegato della holding indagato per corruzione internazionale e riciclaggio nell’ambito delle verifiche sulle commesse ottenute all’estero, in particolare a Panama e in India. 
È un’iniziativa giudiziaria che ha effetti dirompenti, visto il clamore che amplifica ogni vicenda collegata alla Santa Sede, ma soprattutto perché arriva a dieci giorni dal licenziamento dalla presidenza dello Ior dello stesso Gotti Tedeschi, avvenuto il 24 maggio scorso. 
I magistrati assicurano che Gotti non è indagato e infatti — dopo aver perquisito anche il suo ufficio a Milano — lo interrogano senza l’avvocato. Ma a metà  pomeriggio il banchiere, stremato, chiede di interrompere l’audizione. Si ricomincerà  forse oggi, oppure tra qualche giorno. E al centro delle verifiche ci sarà  ancora il rapporto con Orsi e il motivo che lo avrebbe spinto ad aiutarlo a eludere le indagini. Questo è il sospetto dei pubblici ministeri. Questo il motivo che avrebbe fatto scattare la perquisizione. Dunque bisogna tornare a qualche mese fa quando le verifiche si concentrano sui contratti chiusi in Centroamerica, ma soprattutto in Africa. In particolare su quei 12 elicotteri che nel 2010 Agusta Westland, all’epoca guidata da Orsi, vende al governo di New Delhi. 
Dell’affare ha parlato a lungo l’ex responsabile delle relazioni istituzionali di Finmeccanica Lorenzo Borgogni che per cercare di alleggerire la propria posizione giudiziaria ha cominciato mesi fa a collaborare con i pubblici ministeri. Sostiene che grazie alla mediazione di un consulente di fiducia di Orsi, lo svizzero Guido Haschke, è stata creata una provvista in nero di dieci milioni di euro. «Soldi — aggiunge — che sono stati destinati alla Lega Nord, il partito che di Orsi è sempre stato referente e sponsor». 
Il nome del manager finisce nel registro degli indagati, così come quello di Haschke che subisce una perquisizione in tutte le sue società  che hanno sede a Lugano. Proprio durante queste verifiche sarebbe emersa la traccia che porta a Gotti Tedeschi. Una lettera con la quale veniva sollecitato a custodire documenti che potevano diventare compromettenti per Orsi. 
A suffragare questa richiesta ci sarebbero stati poi contatti diretti tra i due. Incontri che sarebbero stati documentati, forse anche qualche comunicazione riservata captata dai magistrati. Gotti e Orsi certamente si conoscono da anni, hanno la stessa età  e sono nati entrambi a Piacenza. E a legarli c’è anche la partecipazione di entrambi a una commissione di saggi voluta dal sindaco. Ma nelle carte dell’inchiesta sarebbero emersi contatti di diverso tipo: richieste di aiuto o addirittura, questo sarebbe specificato nel provvedimento, di eludere le verifiche investigative. Resta da capire se davvero Gotti Tedeschi abbia accettato quanto gli veniva sollecitato dopo essere stato messo al corrente del contenuto della documentazione o se invece abbia accettato di conservare plichi senza essere consapevole della loro importanza. 
In Procura a Napoli viene categoricamente escluso che l’indagine possa riguardare il ruolo di Gotti Tedeschi all’interno dello Ior e si tiene a precisare che «qualsiasi documento utile su questo sarà  trasmesso per competenza ai colleghi di Roma». Non è un mistero che i magistrati della capitale indaghino da oltre un anno e mezzo su operazioni di riciclaggio compiute da alcuni religiosi attraverso il transito di capitali su conti correnti aperti presso l’Istituto delle Opere Religiose. Accertamenti affidati alla Guardia di Finanza e condotti tra mille difficoltà , visto che la Santa Sede non ha mai mostrato di voler davvero collaborare con le autorità  italiane. Ufficialmente vengono negati dissidi, ma non è escluso che questa vicenda possa avere conseguenze negative sui rapporti tra i due uffici giudiziari.


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