La Repubblica delle idee parte con Benigni “Monti, ce la facciamo?”

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La Repubblica delle idee incontra finalmente i suoi cittadini, li guarda in faccia e si fa guardare dentro. Li vede in diretta video streaming anche Roberto Benigni: la sua telefonata “live” e a sorpresa entusiasma il pubblico ed è travolgente. Dichiarazioni d’amore a Bologna, «in quella piazza mi sono inginocchiato, per la sua bellezza», a Repubblica «il mio giornale», gli chiedono di fare una domanda a Mario Monti che sarà  qui domani, e lui: «finalmente gli chiediamo qualcosa anche noi, ce ne ha chieste tante lui…Mario, ce la facciamo?», poi la improvvisa in dialetto bolognese, «allora, ‘csa fà gna, andà gna o stà gna?», (vuol dire più o meno «che si fa, si va o si sta fermi?»). Questa quattro-giorni che vuole pensare il futuro sfidando un presente di crisi inizia così, con un giornale che si mette in piazza. Che scende in piazza? «Un giornale non è una chiesa e non è neppure un partito, non deve convertire né arruolare», spiega Ezio Mauro prima di andare a sedersi in platea, accanto all’editore Carlo De Benedetti, per assistere all’ouverture, affidata a Alessandro Baricco e ai suoi Barbari: «un giornale informa cittadini consapevoli per consentire loro di scegliere il loro futuro».
Accade però di rado, e da ieri sera accade a Bologna, che un giornale incontri fisicamente i suoi lettori, «mai considerati clienti, semmai proprietari». Accade a Bologna, sì: «un incontro naturale», confermato «per solidarietà  e per fiducia» anche dopo il terremoto d’Emilia. È il sindaco Virginio Merola, dando il benvenuto, a ricordare che la testata del nostro giornale «è un riferimento alla repubblica come destino condiviso». Bologna è una città  affezionata ai concetti di comunità  e di democrazia.
È per questa familiarità , cementata in anni di servizio alla città  dalla storica cronaca locale, che all’appuntamento già  da ieri sera si sono presentati non solo i lettori, ma i cittadini. È a loro che da questa mattina Repubblica non solo offrirà  incontri conferenze e spettacoli, ma aprirà  anche le finestre sul proprio lavoro, svolgendo in pubblico, a Palazzo Re Enzo, le riunioni mattutine di redazione, nel grande salone dove le prime pagine del giornale ricordano il cammino percorso finora. Un modo, spiega il direttore, «di rendere conto non solo del nostro prodotto, ma anche del percorso che serve per farlo». Già  da ieri, intanto, si è trasferita a Casa Repubblica, al secondo piano del palazzo turrito, la redazione di repubblica.it, che confeziona in un sito dedicato il diario degli eventi in tempo reale. In città , tutto è già  cominciato. Il gelataio vede il pass e chiede «Mi porterebbe qui la Aspesi»?
Le librerie fanno le vetrine con i libri dei relatori. Davanti alla grande R alta dieci metri c’è chi si fa autoscatti col fotofonino. Il contatto simbolico è già  scattato. Ora si entra nel vivo.


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Alle tre in punto, erano sul ciglio della strada vicino a Bronx Park; le auto sfrecciavano via sollevando verso i loro volti calde nubi di polvere. Bill era seduto sulla valigia mentre l’impassibile Wesley selezionava le auto con occhio esperto allungando il pollice. Il primo passaggio non fu più lungo di un miglio, ma li lasciarono in un punto strategico sulla Boston Post road.

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