Il mercato dei mutui va al tappeto crollo del 47% nel primo trimestre

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ROMA – Crolla il mercato dei mutui. Flette quello dei prestiti. Non è tempo di fare rate né per acquistare casa o ristrutturarla né per cambiare auto o divano. Gli italiani temono il futuro. Come dargli torto con la crisi che non demorde, il potere d’acquisto che crolla, la disoccupazione giovanile schizzata ai massimi. È un tonfo che non si vedeva da tempo. Nei primi tre mesi dell’anno i mutui sono andati giù del 47%, ma il calo era iniziato già  da dallo scorso anno (-11%). Peggio ancora le richieste per ristrutturazioni, surroghe, consolidamenti del debito, che hanno segnato -80 per cento. E non è andato meglio il credito al consumo sceso dell’11%. Un bollettino da recessione quello che esce dal consueto osservatorio Assofin-Crif-Prometeia, che dà  poche speranze per il futuro. La crescita tornerà  nel 2014, è la previsione. 
Sui mutui però c’è poco da sperare. Il taglio del tasso di riferimento deciso dalla Banca centrale europea sceso al minimo storico dello 0,75% sarebbe un buon incentivo. Ma è un incentivo che secondo l’Osservatorio, in Italia viene quasi annullato dall’alto costo del denaro pagato dalle banche, costo che viene scaricato sui clienti. E non è finita. Gli istituti di credito, stretti dalla mancanza di liquidità  e dalle nuove regole sul capitale, hanno irrigidito i criteri per la concessione. Chiedono più garanzie e finanziano una quota meno elevata del valore dell’immobile, il 50% contro l’80-100% degli anni d’oro. Oggi appena il 5% dei nuovi mutui erogati ha finanziato fino all’80%. Ma più che il livello dei tassi è il clima di incertezza a governare le scelte degli italiani. Non a caso la metà  dei mutuatari sceglie formule che proteggano contro eventuali futuri innalzamenti dei tassi: aumentano le quote dei mutui a tasso misto e fisso (entrambe al 27% nei primi tre mesi del 2012). L’unica buona notizia è sulle sofferenze, le rate non pagate. Il tasso è fermo all’1,6% da una anno (anche grazie alla proroga della moratoria decisa dalle banche). Ma nel 2007, prima della crisi, era all’1%.
Meno forte la frenata del credito al consumo (-11%), ma i dettagli riflettono bene le difficoltà  di bilancio delle famiglie. Auto e moto non si cambiano più come un tempo: i prestiti finalizzati all’acquisto erano scesi del 9,9% nel 2011, ma nei primi tre mesi dell’anno hanno raddoppiato: la caduta è stata del 19,8%, un dato che sconta il crollo del mercato dell’auto. Giù anche gli acquisti a rate di elettrodomestici, arredo, elettronica: da -5,8 del 2011 s’è arrivati a -11%. Un trend non diverso di quello degli altri Paesi europei, sottolinea l’Osservatorio, esclusa la Germania. 
Gli italiani insomma non si indebitano più tanto facilmente. Dai 48,4 miliardi di credito al consumo del 2002 si è passati ai 112,2 del 2011, secondo un’elaborazione di Adusbef-Federconsumatori. Poi è iniziata la discesa. «Un’esplosione che ha coinciso con il passaggio della lira all’euro – commenta Rosario Trefiletti – un’operazione che ha portato a una diminuzione del potere d’acquisto per le famiglie a reddito fisso. Per mantenere lo stesso livello di vita si sono indebitate. Ora si sono fermate. Non inseguono più lo stesso tenore di vita. Lo abbassano o per scelta o per necessità ».


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