L’Europa attende la richiesta spagnola Italia alla finestra

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BRUXELLES — La domanda viene ripetuta quotidianamente e da giorni la risposta della Commissione europea è la stessa: al momento, fino a ieri, nessun Paese (leggere Spagna) ha fatto richiesta per l’attivazione dello scudo anti-spread. 
Il fatto è che se lo aspettano tutti, per primi i mercati che anche ieri hanno chiuso in positivo la giornata, spinti dall’attesa di eventuali mosse straordinarie della Banca centrale europea sui titoli di Stato a breve termine di Italia e Spagna. E infatti le Borse più brillanti sono state proprio Milano (+2,19%) e Madrid (+2,23%). Nemmeno le parole del presidente dell’eurogruppo Jean-Claude Juncker su una possibile uscita della Grecia dall’eurozona hanno scosso i listini: «Dalla prospettiva di oggi — ha detto — sarebbe gestibile ma questo non significa che sia desiderabile. Perché ci sarebbero rischi significativi specialmente per la gente comune in Grecia». Eventualità  che esclude «almeno fino alla fine dell’autunno. E dopo, anche».
Lo spread dei titoli decennali di Italia e Spagna sui Bund tedeschi ieri è calato. Quello del Btp ha chiuso a 448 punti base e quello dei Bonos a 544 punti. Però la condizione perché si attivi il programma di acquisto titoli è che uno Stato ne faccia richiesta. E qui gli scenari per Spagna e Italia si dividono, perché le situazioni dei due Paesi sono differenti. Il sistema bancario spagnolo ha già  domandato l’intervento dell’eurogruppo, che ha accordato aiuti fino a 100 miliardi e ha sbloccato subito 30 miliardi in caso di emergenza, ma «al momento nessuna richiesta specifica — ha spiegato una fonte Ue — è giunta da Madrid. Pertanto i primi aiuti arriveranno tra ottobre e novembre». Entro ottobre la Commissione Ue valuterà  «in dettaglio» se i tagli che la Spagna si è impegnata a fare corrispondono agli impegni presi. Venerdì scorso il premier Mariano Rajoy ha inviato il piano di bilancio pluriennale a Bruxelles e in una lettera al presidente Ue Herman Van Rompuy ha sollecitato l’attuazione delle decisioni prese nel vertice di fine giugno, prime fra tutte l’Unione bancaria. Questo consentirebbe la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo Efsf senza passare per lo Stato e dunque senza aggravarne il debito. Sull’Unione bancaria è al lavoro la Commissione, che presenterà  le proprie proposte l’11 settembre. Ma anche dovesse filare tutto liscio, entrerebbe in vigore a inizio 2013, troppo in là . Per combattere la speculazione è necessario avere strumenti a breve, come quelli offerti da Draghi, che però sono vincolati alla richiesta formale ora attesa dai mercati e su cui Madrid vuole aspettare. A Roma la situazione è differente. Si valutano i progressi fatti e si attende il pronunciamento, il 12 settembre, della Corte costituzionale tedesca, che darà  il via libera o affosserà  il nuovo fondo salva Stati Esm. Fonti di Bruxelles escludono che l’Italia si stia muovendo per un’eventuale richiesta e non ne vedono nemmeno il senso in questo momento. La linea dell’esecutivo sembra comunque chiara. Se il mercato dovesse continuare a non riconoscere in termini di spread il valore di quanto fatto, allora l’Europa dovrà  intervenire in difesa prima di tutto dell’euro. A questo punto anche il memorandum avrebbe un altro valore, secondo l’Italia. Ma a Bruxelles si fa presente che comunque si tratterebbe di una trattativa da concordare con gli altri Stati. Intanto l’agenzia Standard & Poor’s ha rivisto al ribasso le prospettive della Grecia, da «stabili» a «negative».


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