La crescita ai minimi dal 2009 Consumi giù, l’export non basta

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ROMA — Lo spread va meglio, la Borsa anche, Mario Monti dice che la ripresa arriverà  nel 2013. Ma, almeno per il momento, i numeri dell’economia reale continuano a disegnare una situazione difficile e più nera rispetto alle previsioni di poche settimane fa. Ieri l’Istat ha rivisto al ribasso il dato sul Prodotto interno lordo del secondo trimestre 2012: rispetto ai tre mesi precedenti il calo è stato dello 0,8%, contro lo 0,7% stimato ad inizio ad agosto dall’Istituto nazionale di statistica. Stessa tendenza se si alza la lente di ingrandimento e si guarda al dato su base annua: rispetto allo stesso trimestre del 2011, il Pil scende del 2,6% mentre un mese fa l’Istat avevo previsto un calo del 2,5%. Siamo ai livelli peggiori dalla fine del 2009.

I numeri sono rimbalzati subito a Parigi, dove il ministro dell’Economia Vittorio Grilli stava incontrando il suo collega francese Pierre Moscovici. «Non ritengo necessari ulteriori aggiustamenti di bilancio» ha detto il ministro, escludendo ancora una volta l’ipotesi di una manovra correttiva e anche, «nell’attuale contesto», l’uso dello scudo Bce, la richiesta di aiuto alla Banca centrale europea con l’acquisto di titoli di Stato per raffreddare lo spread. Secondo Grilli il peggioramento certificato dall’Istat «non modifica il raggiungimento degli obiettivi strutturali di bilancio», e quei dati «riflettono il rallentamento globale dell’economia». Da Roma anche il presidente dell’Istat frena i pessimisti: «Nel secondo trimestre la situazione è stata molto brutta — dice Enrico Giovannini — ma la possibilità  di invertire questa tendenza è ancora alla nostra portata». E spiega anche i motivi di questa sua apertura: «Abbiamo avuto una fortissima incertezza sulla tenuta dell’Euro. Credo che le misure degli ultimi giorni vadano nella direzione di ridurre questa incertezza e vedremo come influenzeranno nei prossimi giorni la fiducia di imprese e famiglie».
Le tabelle dell’Istat fotografano l’economia italiana prima dell’estate, quando si temeva che agosto sarebbe stato il mese della tempesta finanziaria. A cambiare le carte in tavola è stata la Banca centrale europea, con l’annuncio della settimana scorsa sulla possibilità  di acquisti illimitati dei titoli emessi dai Paesi in difficoltà . Ma per vedere l’effetto di questa mossa sull’economia reale, dopo che sullo spread, bisogna aspettare ancora tempo. Per il momento, però, i numeri sono pesanti. E a trascinarli verso il basso sono soprattutto i consumi delle famiglie, scesi tra aprile e giugno del 3,5%, addirittura del 10,1% per i cosiddetti beni durevoli, il frigorifero, la macchina e tutto ciò che nell’economia domestica è un investimento. E non aiuta il confronto con gli altri Paesi. Anzi. Nel secondo trimestre, rispetto ai tre mesi precedenti, il Pil è aumentato dello 0,4% negli Stati Uniti, dello 0,3% in Germania e in Giappone, è rimasto fermo in Francia, mentre è diminuito dello 0,5% nel Regno Unito. Altri dati potranno arrivare dal nono censimento dell’industria e dei servizi avviato ieri sempre dall’Istat. Un’operazione da 37 milioni di euro che coinvolgerà  un campione di 260 mila imprese, 470 mila istituzioni non profit e circa 13 mila istituzioni pubbliche. «Siamo passati da un censimento delle imprese — ha detto il presidente Giovannini — a un censimento per le imprese, immaginando un supporto per le politiche economiche del governo e per le strategie delle aziende». I risultati saranno noti nella seconda metà  del 2013. Ma la prima, inevitabile, domanda del questionario la dice lunga sul clima generale: «Alla data del 31/12/2012 l’impresa risulta». Seguono due punti e tra caselle da barrare: attiva, inattiva, cessata.


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