Scuola, arriva il registro digitale ma è polemica

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ROMA — La rivoluzione digitale nel mondo della scuola è alle porte, ma la mancanza di risorse e attrezzature rischia di innescare il caos. La spending review estiva prevede, infatti, che “a decorrere dall’anno scolastico 2012-2013” gli istituti e i docenti adottino pagelle e registri online e che inviino le comunicazioni alle famiglie in formato elettronico. Se per le pagelle, così come per le iscrizioni (che da quest’anno si potranno effettuare solo via internet) però c’è ancora tempo, a pochi giorni dalla prima campanella — con il grosso dei rientri previsti fra domani e giovedì — l’adozione dei registri digitali è il principale grattacapo dei presidi, che — da Torino a Palermo — lamentano la mancanza di pc, tablet e software necessari.
«Il passaggio ai registri elettronici online presuppone che ci sia almeno un tablet per insegnante o quantomeno un computer in ogni classe — spiega Monica Nanetti, dirigente dell’Itis Fermi di Roma — ma molti istituti non hanno una dotazione tecnologica sufficiente. Ben venga l’innovazione, ma non si possono fare
le nozze coi fichi secchi». La stessa spending review precisa, infatti, che le nuove disposizioni debbano essere attuate con “le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili”, “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Di fronte alle difficoltà  e alla mancanza di indicazioni da parte del ministero dell’Istruzione, che presenterà  domani il proprio piano per l’introduzione delle novità  digitali, ogni scuola si sta arrangiando come può. In molti casi i registri online da settembre partiranno come sperimentazione e saranno comunque affiancati da quelli cartacei, perché nel frattempo bisognerà  provvedere all’acquisto dei nuovi software e alla formazione dei docenti che li dovranno usare. È questa la strada scelta dall’Ipia di Miano, a Napoli, così come dal liceo Newton di Chivasso, in provincia di Torino. Anche nella maggior parte dei licei romani si procederà  per gradi. Al Newton capitolino si partirà  su una sola sede: «La succursale è dotata di tablet sufficienti per ogni classe, ma la sede centrale no, quindi cominceremo da lì. Ma per il primo anno terremo contemporaneamente i registri cartacei» spiega la dirigente Ivana Uras. Anche dove i computer non mancano, come al Pasteur e al
Visconti, sempre nella capitale, si partirà  gradualmente «perché bisogna che i docenti prendano confidenza con il software e ci si deve accertare che tutto funzioni regolarmente, a cominciare dalla connessione» dicono le presidi, Daniela Scocciolini e Clara Rech. Nessuna “svolta digitale”, invece, almeno per il momento, all’istituto comprensivo Arenella di Palermo: «Provvisoriamente ci affideremo solo al vecchio formato cartaceo, sia per il registro di classe che per quelli personali dei docenti — spiega il dirigente Giacomo Cannata — Siamo in attesa di indicazioni precise da parte del ministero, perché non sappiamo come attuare le nuove disposizioni. Speriamo si proceda con una piattaforma comune per tutte le scuole».
Va controcorrente il preside del liceo Berchet di Milano, Innocente Pessina, per cui la mancanza di tablet o pc in ciascuna classe è un «falso problema». «Usiamo i registri elettronici ormai da 12 anni e ci troviamo benissimo anche senza tablet — racconta — I docenti inseriscono i voti, in un secondo momento, da un’aula dotata di computer vicina alla sala professori». «I vantaggi sono notevoli — conclude il dirigente milanese — Un preside ha sempre sott’occhio l’andamento di tutti gli studenti e questo vale anche per i genitori. Da quando abbiamo i registri online i ricorsi al Tar contro le bocciature si sono azzerati, perché le famiglie sono costantemente informate sul rendimento dei ragazzi».


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