Maroni chiede primarie per la Regione

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MILANO — Militanti rimotivati e addirittura scalpitanti in vista delle manifestazioni delle prossime settimane, leggersi Facebook per credere. Il ritorno del movimento al centro del palcoscenico politico, con l’apertura di giornali e tg dedicati alle ultime mosse dei barbari sognanti. Il segretario pdl Angelino Alfano che chiarisce come il partito sia contrario ad «accanimenti terapeutici» sulla Lombardia e precisa che «non c’è mai stata nessuna minaccia di correlazione con Veneto e Piemonte». I malumori interni, infine, ormai ridotti a qualche bisbiglio, anche se va avvicinandosi il più delicato degli appuntamenti di un partito, quello con la scelta delle candidature.
Il sole splende sulla celebre buona stella di Roberto Maroni, eppure il difficile incomincia adesso. La prima variabile sono le reazioni di Roberto Formigoni. Il quale ha preso male l’annuncio via Facebook del segretario leghista. E cioè che nel prossimo weekend, ai gazebo per la raccolta delle firme sulle leggi popolari, si faranno anche «le primarie sul candidato a governatore della Lombardia». Per il presidente in carica, «se è così, vuol dire che hanno deciso di andare da soli. Non mi resta che augurargli un buon cammino. Non credo che questo cammino li porterà  lontano». In realtà , i leghisti sono tutt’altro che convinti che il «Celeste» presidente lombardo si dimetterà  a breve: «Primo — spiega un leghista di primo livello — perché lo stesso Alfano è contrario ad andare alle elezioni prima di aprile, e con lui la stragrande maggioranza del partito: in ballo c’è anche l’alleanza per le prossime politiche. E poi, perché lo stesso Formigoni ha detto che prima vuole riformare la legge elettorale e approvare il bilancio». Semmai, prosegue il dirigente padano, «il problema è un altro. Noi riteniamo assai probabile che da palazzo di Giustizia arriverà  qualche altra cannonata. E allora il clima si farebbe davvero insostenibile. Purtroppo, su questo un piano B non ce l’ha nessuno».
Nel caso di una caduta della giunta, per mano del suo presidente o a causa di nuovi interventi della magistratura, tutto si fa più difficile. La verità , racconta un altro esponente leghista, è che «esisteva un patto per andare all’election day in Lombardia già  prima dell’arresto dell’assessore Zambetti. Segreto, anzi segretissimo. Al summit con Formigoni e Alfano di giovedì scorso, quel patto era stato ridefinito, ma avrebbe dovuto rimanere segretissimo». Per il Carroccio sarebbe stato un brutto prezzo da pagare, rischiava di essere una replica di quanto è accaduto con Berlusconi: sostenuto a oltranza facendo infuriare i militanti padani più oltranzisti. Ma il premio, sostengono i leghisti, era quello più scintillante. Insieme al rilancio dell’alleanza con il Pdl, avrebbe potuto persino arrivare la candidatura per un proprio uomo alla guida della Lombardia: «Sarebbe stato il concretizzarsi istituzionale dell’Euroregione».
Non tutti erano convinti fino in fondo da questa strategia. Alcuni, come Matteo Salvini o Flavio Tosi, suggerivano almeno di non entrare in giunta: non si sarebbe fatto cadere il governatore, ma almeno si sarebbe potuto rimarcare la distanza.
Peccato che le dichiarazioni di Formigoni nelle ore e nei giorni seguenti al summit, il suo assicurare con tono irridente che la legislatura sarebbe terminata nel 2015, hanno fatto precipitare gli eventi: «Noi — spiega ancora il deputato leghista — non eravamo assolutamente in grado di reggere una situazione di questo genere, l’accusa di sostenere la giunta con la ‘ndrangheta».
E così, ecco il fuoco di Matteo Salvini contro le dichiarazioni di Formigoni, ecco il consiglio federale che sancisce l’election day per aprile.
Resta però un problema: in caso di elezioni a breve termine — si almanacca sul 16 dicembre — le sorti di Lega e Pdl sarebbero sui lati avversi della barricata: «Impossibile spiegare agli elettori che sì, ci siamo divisi sanguinosamente e ora andiamo insieme al rinnovo».
E dunque. Prende la parola un leghista tra i più vicini a Roberto Maroni: «Se io fossi in Angelino Alfano, non credo proprio che asseconderei Formigoni. Perché andare alle urne subito con la Lega contro e pregiudicando in maniera pressoché irrecuperabile qualsiasi alleanza per le politiche e anche per le altre amministrative del Nord? Non dimentichiamo che in ballo ci sono Brescia, Treviso e il Friuli». Tra l’altro, i leghisti leggono nelle dichiarazioni di Alfano di ieri una presa di distanza dal governatore: «Il segretario pdl avrebbe potuto dire: la Lega ha sconfessato l’accordo e se ne dovrà  assumere tutte le responsabilità ». Ma così non è stato.
Di questo e di altro parlerà  la segreteria politica convocata per oggi. In via Bellerio ci sarà  molta meno gente: Maroni ha fatto installare un sistema di videoconferenza che consentirà  ai componenti di partecipare anche dal proprio iPad come se fossero lì, sul posto.


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