MA IL PAESE NON CADRà€ NELLE MANI DEI RADICALI

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DOMINATA da islamisti neotradizionalisti e salafiti, l’Assemblea Costituente egiziana vara una carta costituzionale che definisce la sharia, la legge di ispirazione religiosa, come principale fonte della legislazione. Non è una novità . La sharia era già  nella precedente costituzione. Sin dal 1971, quando Sadat che ne fece oggetto di scambio politico con gli islamisti, temporaneamente rimessi in gioco in cambio del loro tacito, e tattico, appoggio nella lotta del nuovo Raìs alla sinistra nasseriana. Nemmeno il suo successore Mubarak mutò quell’impostazione.
La scelta odierna non piace troppo ai salafiti duri e puri. Essi chiedevano che le regole, e non i principi, della sharia, primeggiassero nella gerarchia delle fonti. La distinzione non è formale: i principi ispirano idealmente, le norme sono codificate e applicate dettagliatamente. Sapendo che l’applicazione delle norme, dal diritto di famiglia alle pene corporali, avrebbe provocato una reazione negativa all’interno e all’esterno del paese, suscitando i timori della comunità  internazionale e le dure reazioni delle opposizioni, i Fratelli Musulmani hanno optato per una linea morbida.
In tal modo non hanno creato problemi nemmeno alla consistente minoranza copta. In quanto gente del Libro, i cristiani, come gli ebrei, saranno soggetti alle loro leggi religiose. Scelta che li soddisfa. Per evitare che i salafiti possano insidiare l’autorità  dei sapienti in una religione senza vertice, Al Azhar, il grande centro teologico del mondo sunnita, è indicato nella Carta come istituzione deputata a decidere le questioni inerenti l’islam e la sharia.
Dal momento che, per influenze religiosa e controllo del potere, la presa della Fratellanza sull’accademia cairota è solida, saranno teologi e giuristi legati ai Fratelli Musulmani a decidere ciò che è legittimo e non gli estremisti del Testo.
A dispetto delle apparenze, dunque, non è dalla questione sharia che si può dedurre l’eventuale l’islamizzazione egiziana ma dall’insieme del testo costituzionale e, soprattutto, dalla realtà  dei processi politici e dei rapporti di forza.


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