Industria, perso un quarto della produzione

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ROMA — La produzione industriale si avvia ad archiviare un anno pessimo, con una flessione pari a oltre il 6% rispetto al 2011, ma con prospettive appena migliori per il 2013. Secondo l’Istat, a novembre, il comparto industriale italiano ha registrato un calo della produzione dell’1% rispetto al precedente mese di ottobre, portando il calo tendenziale, anno su anno, addirittura al meno 7,6%, anche se nella media dei primi undici mesi la produzione è scesa del 6,6%.
Secondo la Confindustria nell’intero 2012 l’attività  del settore industriale risulterà  in calo del 6,2% rispetto al 2011, ma tornerà  a registrare un ritorno alla crescita già  nel mese di dicembre. Un modestissimo più 0,4%, che attenua il dato negativo dell’annata, ma soprattutto permette di iniziare il 2013 senza trascinamenti «negativi». Anche se, avvertono gli industriali, «nelle valutazioni degli imprenditori manifatturieri le prospettive della domanda sono ancora deboli». De resto, come dimostrano anche i dati della Banca d’Italia, il clima di fiducia nell’economia resta negativo e non dà  minimi segni di miglioramento.
Lo stesso calo dell’1% della produzione industriale registrato a novembre è stato superiore alle attese degli analisti. La flessione ha riguardato tutti i comparti, fatta eccezione per quello della produzione dei beni di consumo, aumentata rispetto ad ottobre di un modestissimo 0,1%. In netta flessione la produzione nel settore dell’energia (meno 2,1%), in quello dei beni strumentali (-1,3%), in quello dei beni di investimento (-1,2%). E questo mentre nel resto dell’Unione Europea, dove il calo della produzione media in novembre è stato dello 0,3%, le cose vanno decisamente meglio, con la Francia in recupero dello 0,5% e la Germania dello 0,2% rispetto al mese precedente.
Il leggero miglioramento atteso a dicembre dalla Confindustria non cambia di molto la situazione. Per il quarto trimestre dell’anno scorso gli industriali prevedono una riduzione della produzione industriale del 2,1%. Ed il ritorno alla normalità , ai livelli della produzione precrisi, appare una prospettiva lontanissima: sempre secondo la Confindustria il valore della produzione del comparto industriale, a dicembre 2012, sarà  inferiore addirittura di un quarto (-24,9%) rispetto al picco positivo registrato nel mese di aprile del 2008.
Il clima di fiducia tra le imprese, secondo Bankitalia, continua nel frattempo a peggiorare. A fine 2012 quelle che prevedevano un miglioramento della congiuntura erano appena il 3,8% mentre, al contrario, sale la percentuale delle imprese che intravedono un peggioramento (dal 50,6% al 57,6%). E, nello stesso modo, aumentano le aziende che segnalano un peggioramento dell’accesso al credito bancario, delle prospettive della liquidità , della domanda, delle condizioni per investire.
La crisi, insomma, lascerà  una coda molto pesante, in prospettiva, anche sulle entrate fiscali (Bankitalia registra nei primi undici mesi 2012 un più 3,1%). Lo stesso 2010, anno in cui si registrò un’effimera crescita del prodotto reale sul 2009, si è confermato un anno difficilissimo, con un’ulteriore aumento delle società  in situazione di fallimento, liquidazione o estinzione (+3,1%), ormai divenute il 10% del totale. Le società  che dichiaravano una perdita d’esercizio erano sempre circa un terzo del totale (33,7% contro il 37% del 2009), mentre il reddito Ires risultava in flessione dell’8,8% sul 2009. Appena migliori i dati sull’Irap 2010, versata anche dagli autonomi: scende il numero delle dichiarazioni (-3,1%), ma aumenta il valore della produzione e l’imposta dichiarata (+1,9%).


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