Melfi, dopo la festa arrivano i malanni

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Marchionne perde la pazienza con la Cgil e sbotta: «Sto investendo, che altro dovrei fare?» La notizia è arrivata come una doccia fredda, anche se stando a quanto dichiarano Cisl e Uil era tutto ampiamente previsto e andrebbe preso quindi con assoluta tranquillità : la Fiat mette in cassa integrazione straordinaria per due anni i lavoratori di Melfi, causa ristrutturazione. Si tratta, spiegava ieri la stessa azienda, dell’ammodernamento – costo complessivo 1 miliardo di euro – annunciato in pompa magna il 20 dicembre scorso, quando il premier Mario Monti andò a salutare lo stabilimento, offrendo l’occasione a Sergio Marchionne per un amichevole scambio di endorsement.
Nessuna preoccupazione, quindi? Mica tanto. La Fiom – pronta sempre a rompere le uova nel paniere di Marchionne – non è affatto convinta che tutto proceda per il meglio e all’annuncio della cassa – che è stata richiesta dal prossimo 11 febbraio fino al 31 dicembre 2014 – ha risposto ieri esponendo tutti i propri dubbi.
«Siamo molto preoccupati – dicono alla Fiom nazionale – perché ad oggi ancora non si conoscono i dettagli degli investimenti per lo stabilimento, nè i tempi di realizzazione del nuovo progetto». Il segretario lucano dei metalmeccanici Cgil, Emanuele De Nicola, sottolinea che l’annuncio della cassa è tanto più paradossale per il fatto che «arriva dopo gli annunci in pompa magna dei giorni scorsi, alla presenza del presidente del consiglio Mario Monti, del presidente della Regione Vito De Filippo e dei segretari generali di Cisl e Uil». Insomma, dopo la kermesse di una giornata, arriverebbero i dolori. Lunghi addirittura due anni.
Ma non basta, perché anche nella gestione della cassa integrazione, la Fiom teme il solito «effetto Marchionne», ovvero l’utilizzo di diversi pesi e misure a seconda della tessera sindacale in tasca alle singole tute blu: «Chiediamo alla Fiat e anche alle istituzioni regionali – dice il segretario De Nicola – la massima trasparenza nella gestione della cassa, al fine di garantire la rotazione al lavoro di tutti i lavoratori, per impedire, come avvenuto a Pomigliano, discriminazioni e perdite salariali a danno dei lavoratori».
La cassa, infatti, è effettivamente prevista a rotazione, e a specificarlo è la stessa Fiat, in una nota diffusa ieri pomeriggio: «Per poter realizzare fisicamente gli investimenti per circa un miliardo di euro previsti – spiega un portavoce del Lingotto – saranno necessari importanti interventi sui fabbricati e sugli impianti. Per rispondere a queste esigenze e per continuare a produrre la Punto, in base alla domanda del mercato, l’azienda ha richiesto la cassa integrazione straordinaria che avverrà  a rotazione per garantire una presenza equilibrata tra tutti i dipendenti. Obiettivo dell’azienda – conclude il comunicato – è far tornare a lavorare regolarmente, nel minor tempo possibile, tutti i lavoratori. Questo potrà  avvenire con l’inizio della produzione dei due modelli: il primo è previsto nel terzo trimestre del 2014 e il secondo nel quarto trimestre dell’anno».
Marchionne, da Detroit, perde la pazienza per i dubbi della Fiom, e sbotta «Stiamo installando le nuove linee per fare le due vetture, la 500x e il piccolo suv a marchio jeep, cosa dovrei fare nel frattempo? Continuiamo a produrre la Punto, quindi non ho capito quale sia il problema». «Tutte e due le vetture devono uscire l’anno prossimo nel mercato – ha aggiunto l’amministratore delegato – Una partirà  nel terzo trimestre del 2014 e l’altra nel quarto trimestre del 2014.. La richiesta della cassa è standard e formale, viene fatta in tutte le occasioni simili: lo abbiamo fatto pure per Pomigliano».
Sia dalla Cisl che dalla Uil arrivano messaggi rassicuranti, dello stesso tono di Marchionne: ovvero, tutto è normale, la cassa è ok e tutti torneranno a lavoro a tempo debito. Non è dello stesso parere, invece, il Pd, che con Cesare Damiano si dice preoccupato: «La decisione di avviare la cassa per 2 anni desta non poche preoccupazioni se non è accompagnata da un piano industriale che chiarisca tempi, prodotti e livelli occupazionali finali. Fiat convochi subito un tavolo con i sindacati».
Intanto mentre il lavoro in Italia langue, arriva dall’estero la notizia che Fiat, Chrysler e il gruppo cinese Guangzhou hanno rafforzato la propria joint venture, «per ampliare – dice una nota – la produzione e l’introduzione di nuovi modelli in Cina». Già  oggi la joint venture produce la Fiat Viaggio e distribuisce modelli importati come la Fiat 500, il Freemont e la Bravo.


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