Merkel, mossa per Monti «Difende con durezza gli interessi italiani»

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BERLINO — I nodi da sciogliere sono quelli del bilancio europeo, sul quale i Ventisette non hanno finora trovato un’intesa, ma le parole di Angela Merkel sono sembrate avere un significato più ampio e suonare più chiare del solito, nella Skylobby della cancelleria: «Non è un segreto che Mario Monti difenda con durezza gli interessi dell’Italia e che i problemi siano difficili da risolvere». Una premessa apparsa abbastanza irrituale e che ha ricordato quel «siamo d’accordo sul non essere d’accordo» dato in pasto ai giornalisti dopo un colloquio con il presidente francese Franà§ois Hollande. Come se la «donna più potente del mondo» avesse deciso di rispondere indirettamente anche a tutti coloro che hanno accusato il premier italiano di essere troppo attento alle sue raccomandazioni. E ricordare implicitamente i momenti di tensione che ci sono stati, tra lei e Monti, in tanti negoziati europei. Certo, Berlino ha invocato e apprezzato le riforme fatte dal governo italiano, ma gli scontri ci sono stati. Come per esempio in giugno sullo «scudo anti-spread». E la cancelliera fu costretta perfino a difendersi in Parlamento.
In questo caso specifico, comunque, le posizioni di Germania e Italia non possono essere coincidenti. A Berlino si vuole che l’Europa spenda meno. Per l’Italia, come ha detto ieri Monti, «è essenziale che il prossimo bilancio europeo sia dotato di risorse adeguate alle ambizioni dell’Ue e promuova la crescita e la solidarietà ». C’è ancora tanto da discutere e i prossimi giorni saranno decisivi. La cancelliera si è tuttavia detta «ottimista». Un accordo sulla questione del finanziamento a medio termine verrà  trovato, a suo giudizio, nel vertice in programma tra una settimana a Bruxelles.
Uno dei punti critici della trattativa vede Germania e Italia però dalla stessa parte della barricata perché entrambi, ha ricordato Angela Merkel, «sono contribuenti netti al bilancio comunitario». Noi, in realtà  siamo stati nel 2011 addirittura i primi in questa speciale classifica e abbiamo dato alle casse di Bruxelles sei miliardi in più di quanti ne abbiamo ottenuti. Su questo problema il presidente del Consiglio ha insistito molto, ricordando che negli ultimi dieci anni «l’Italia ha pagato via via più di quanto fosse giustificato dal suo livello di prosperità  relativa». Il sistema di rimborsi e sconti, che favorisce alcuni e viene subito da altri, «deve diventare più trasparente ed equo». Questo Monti non lo ha detto, nelle brevi dichiarazioni che hanno preceduto il colloquio, ma i fondi per l’agricoltura e la coesione non possono assolutamente essere ridimensionati. E non è un caso che durante la tappa nella capitale belga che ha preceduto quella in Germania, il presidente del Consiglio abbia ventilato la possibilità  di un voto contrario al quadro finanziario 2014-2020 sul quale dovranno decidere il 7 e 8 febbraio i capi di Stato e di governo. «Non sarebbe irresponsabile», ha detto.
Il dibattito tra i Ventisette riguarda naturalmente anche gli obiettivi che dovranno scaturire dal bilancio pluriennale dell’Unione. Per il premier italiano, come si diceva, lo sforzo deve essere orientato «alla crescita, alla creazione di posti di lavoro e alla coesione economica e sociale». Ad affiancarlo in questa battaglia c’è la Commissione europea. Chi la dirige, José Manuel Barroso (che Monti ha incontrato martedì a Bruxelles, prima di vedere ieri anche il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy), ritiene anche lui che un accordo sul libro dei conti dei prossimi sette anni debba costituire «un valido strumento» in quella direzione. Bisognerà  convincere gli altri e soprattutto una Gran Bretagna che dai giorni del fallimento del vertice di novembre (quello in cui Angela Merkel flirtava con David Cameron) ha ulteriormente alzato la posta in gioco nel suo match con l’Europa. Il presidente del Consiglio ha detto di essere «fiducioso» che «ancora una volta sia possibile una franca discussione per trovare punti di equilibrio». A Parigi, domenica, lo attende Hollande, sostenitore da tempo della necessità  che l’Europa punti su iniziative per promuovere la crescita. In teoria Berlino non è contraria. Ma i fondi che tanti vorrebbero invece tagliare servono soprattutto a questo.


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