Il sovraffollamento? Un’anomalia italiana

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BOLOGNA – In media le carceri italiane ospitano 140 detenuti ogni 100 posti disponibili in base alla capienza regolamentare (dati primo bimestre 2013) ma in alcuni si supera anche quota 300, come a Lamezia Terme (303,3). In 23 istituti su 209 ci sono 200 detenuti per 100 posti, come ad esempio alla Dozza di Bologna (235) o al San Vittore di Milano (229,6). Nell’80 per cento delle carceri ci sono più detenuti che posti disponibili. Un’indagine comparata a livello europeo (tra Italia, Spagna, Francia, Regno Unito e Germania) realizzata dall’Istituto Cattaneo di Bologna rivela che le carceri in Italia sono più affollate oggi che prima dell’indulto del 2006 e lo sono più di quelle di altri Paesi europei, anche di quelli con livelli di crescita di detenzione sensibilmente più alti del nostro. Ma che, evidentemente, controllano meglio di noi il sovraffollamento. Confrontando il tasso di densità  carceraria (numero di detenuti per 100 posti disponibili) del 2012 si nota subito la differenza: in Italia è 146, mentre in Spagna 90, nel Regno Unito 96 e in Germania 87.

Non solo l’Italia ha livelli di sovraffollamento carcerario superiori a quelli delle altre democrazie europee – fanno sapere dal Cattaneo – ma anche gli attuali livelli di sovraffollamento del nostro Paese sono l’esito di una tendenza decennale alla crescita del tutto anomala rispetto al resto d’Europa. In controtendenza rispetto a quanto avvenuto negli altri Paesi europei, in Italia il sovraffollamento carcerario è cresciuto sensibilmente dall’inizio di questo secolo, mentre negli altri Paesi è rimasto stabile o è diminuito.

L’effetto dell’indulto del 2006 è durato poco. Il provvedimento del Parlamento ha avuto come effetto immediato la riduzione drastica del sovraffollamento. Per quell’unico anno – fanno sapere dal Cattaneo – l’Italia è passata dalla prima all’ultima posizione per livelli di sovraffollamento carcerario tra i Paesi considerati. Ma già  dal 2008 gli effetti dell’indulto sono stati riassorbiti e, a partire dal 2009, è ripresa la crescita del sovraffollamento riportando l’Italia in testa alla graduatoria e allargando la forbice con gli altri 4 Paesi. L’effetto dell’indulto – dicono dal Cattaneo – è durato pochi mesi se si tiene conto della capacità  di ridurre il numero dei detenuti, due anni se si considera la capacità  di mantenere livelli di sovraffollamento inferiori a quelli di partenza.

C’è relazione tra sovraffollamento e crescita della popolazione penitenziaria? La ricerca del Cattaneo dice che non ci sono prove dell’esistenza di questa relazione. Paesi come Regno Unito e Spagna in cui il tasso di detenzione (numero di detenuti rapportato alla popolazione) è aumentato, non hanno registrato alcuna crescita del sovraffollamento carcerario. In Spagna, ad esempio, i tassi di detenzione sono cresciuti sensibilmente all’inizio del secolo, ma il sovraffollamento, dopo un periodo di crescita, è oggi inferiore a quello del 2000. Nel Regno Unito è addirittura diminuito. Francia, Spagna e Regno Unito hanno tassi di detenzione superiori a quelli italiani, ma in nessuno il numero di detenuti supera il numero di posti disponibili nelle carceri. (lp)

 

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