Tensione in Venezuela, sette morti negli scontri Maduro vieta le marce

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Henrique Capriles, che nel computo ufficiale ha ricevuto appena 230.000 voti in meno di Maduro, guida la protesta e insiste che tutto debba avvenire pacificamente.
Nella notte di lunedì, la sua chiamata nazionale al cacerolazo, la rumorosa protesta delle pentole, ha avuto una vasta ripercussione a Caracas e nelle maggiori città  del Paese. Nei quartieri dell’Est della capitale è arrivato a durare una quarantina di minuti. «Ci sentono fino in Cina», ha scritto su Twitter il leader dell’opposizione, che continua a definire «illegittima» la presidenza Maduro. Ieri altre manifestazioni si sono svolte, in diverse città , sotto le sedi dell’authority elettorale. Oggi tocca alla capitale Caracas. Ma Maduro ha avvisato che non saranno permesse marce nel centro di Caracas: «Non vi permetteremo di riempire la città  di sangue e morte». L’attacco al dissenso nelle ultime ore si è fatto pesante. «Sembrano orde hitleriane — ha detto il neopresidente — Il colpo di Stato contro il popolo è già  stato sconfitto nelle urne, ma serve una mano dura contro il fascismo. Esiste un piano simile a quanto è successo in Libia e Siria, ma qui non lo permetteremo».
La tv pubblica, saldamente in mano al governo, mostra presunti «atti vandalici» e ripete ad ogni ora la lista dei morti e feriti, imputandoli a gruppi armati vicini a Capriles. Sul fronte opposto si temono piuttosto le ronde motorizzate dei chavisti, che in analoghi momenti di tensione (una decina di anni fa) furono accusate di aver provocato morti e feriti nella capitale. Capriles insiste affinché tutte le proteste avvengano in pace. «La richiesta di ricontare le schede è prevista dalla Costituzione. In una democrazia è un diritto del popolo». E accusa il governo di fomentare la violenza per impedire la richiesta dell’opposizione.


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