E sul «programma minimo condiviso» i suggerimenti (discreti) del Colle

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I momenti di tensione, di scontro, con Alfano, ci sono stati e forse sono stati superati grazie anche all’intervento della prima carica dello Stato: del resto è proprio il presidente del Consiglio a citare in pubblico almeno un contatto con il Colle, per concordare l’assetto del percorso di riforma istituzionale che si è avviato ieri.
L’eco di auspicio istituzionale più alto del piano di governo si intravede in modo chiaro in un passaggio della conferenza stampa. Quando Letta alza il tono della voce all’improvviso, solo di un registro, ma quel che basta per far capire che sta dicendo una cosa più importante delle altre. Quando arriva al tema della legge elettorale muove il corpo in avanti e scandisce le parole: «Non si può tornare a votare con questa legge».
Dal modo in cui lo dice sembra omesso un concetto: non solo non è possibile, «ma è bene che sia chiaro a tutti», quasi un avvertimento a tutti coloro che pensano che il governo possa andare in crisi senza aver almeno riformato la legge elettorale (anche con una leggina che «stemperi gli effetti distorsivi del premio di maggioranza» previsto dal Porcellum), e il finanziamento pubblico ai partiti.
Diventa una sorta di programma minimo, concordato con lo stesso Alfano nei saloni dell’abbazia di Spineto. Avallato probabilmente anche da Napolitano. Significa che sta già  pensando a una crisi, viene chiesto al presidente del Consiglio? No, ma può sempre accadere «l’imponderabile».
Insomma Letta si dice «molto soddisfatto» per l’esito del lavoro svolto, cita quella «lealtà  e franchezza» che sarebbe stato il registro della ricomposizione con Alfano e i ministri del Pdl, ma esplicita due paletti, se mai il clima elettorale dovesse prevalere sui buoni propositi dell’agenda definita nei saloni dell’ex convento. «Nessuno controlla i gruppi parlamentari, l’imponderabile esiste eccome», riassume un ministro che intravede pericoli di instabilità  più a sinistra che nel Pdl, appena uscito dall’abbazia.
L’eco delle fibrillazioni si ferma qui. Quando termina l’incontro i ministri lo giudicano all’unanimità  più che utile: «Si è lavorato con grande spirito di collaborazione, in un clima politico molto positivo», riassume il ministro della Pubblica amministrazione, Giampiero D’Alia.
Per lo stesso Letta «si è usciti bene da un momento difficile», si è definito un percorso di riforma istituzionale articolato ma preciso, concordato fra i due partiti di maggioranza, con l’avallo e i suggerimenti del Quirinale, si spera possa partecipare in modo attivo «anche la Lega». La «brutta pagina» di Brescia, con i ministri in piazza, ad una manifestazione dal sapore elettorale, è al momento superata.


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