“I democratici ormai neocentristi stanno divorziando dal loro popolo”

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ROMA — «Noi scappiamo? Scappiamo dalla resa a Berlusconi, dal compimento della sconfitta. È incredibile che Epifani ricorra alla metafora del matrimonio fragile… Gli obietto che l’alleanza Pd-Sel aveva come progetto quello di traghettare il paese fuori dalla palude del belusconismo. E l’altra obiezione, un po’ più privata: a proposito di diritti, al segretario del Pd ricordo che in Italia io non posso sposarmi, perché sono proibite le unioni omosessuali». Nichi Vendola, il leader di Sel, contrattacca.
Vendola, con il Pd siete passati dal “matrimonio” allo scontro?
«Epifani ha trasformato un comprensibile suo nervosismo in una aggressione gratuita e fuoriluogo. Non ho detto una parola sul fatto che lui non fosse alla manifestazione della Fiom, benché lo consideri un errore politico. Da quella piazza ho chiesto una cosa concreta al governo Letta. Nel decreto sugli ammortizzatori sociali si prevede una proroga di 5 mesi dei contratti dei lavoratori precari del pubblico impiego. Ecco si provi a cambiare quel comma, lo si sostituisca con un processo di stabilizzazione. Quanti sono i ricercatori dei vari istituti scientifici per i quali potrebbe esserci il “tutti a casa”? Ho lanciato una proposta, a dimostrazione di un atteggiamento che noi terremo sempre».
Un atteggiamento soft?
«Il nostro è lo stile di una opposizione di merito e del dialogo costruttivo».
Il Pd al governo però tenta di dare risposta alle emergenze, voi vi limitate a protestare?
«Le risposte sono parziali e ancora propagandistiche».
Ci sono due sinistre, una di governo e l’altra anti-larghe intese?
«Mi pare che una parte rilevante del popolo e anche dell’intellighenzia legata al Pd, viva questo passaggio come la rottura radicale con la matrice di sinistra del partito. Molti sottolineano il compimento di una svolta moderata e neo centrista del Pd. Per quanto ci riguarda, non mi faccio rinchiudere nell’angolo della sinistra radicale. Aggiungo che il riformismo non può essere il nome presentabile di un fenomeno impresentabile come il trasformismo».
Secondo lei il Pd non è più un partito di sinistra?
«In questo momento sarebbe una disputa sul sesso degli angeli. Sel è impegnata dappertutto a far vincere il centrosinistra, a ricostruirlo dalla base. Il problema dei Democratici è piuttosto il divorzio dalla loro gente. In giro per l’Italia mi capita di trovare tantissimi elettori democratici che mi dicono: “Aiutaci a tenere viva una speranza”».
Ritiene che il Pd stia tradendo questa speranza?
«Non sono nell’ottica del grillo parlante o dello stalker nei confronti dei Democratici. Però chiedo: “Perché dovete darci ragione sempre dopo?”. Quando dicevamo che il governo Monti avrebbe determinato la resurrezione di Berlusconi, chi aveva ragione?».
Comunque l’alleanza Pd-Sel è stata spazzata via subito. Di chi è la colpa?
«L’elemento fondativo dell’alleanza era l’alternatività  al berlusconismo.
Quindi, chi l’ha rotta? Chi l’ha rotta rifiutandosi persino di esprimere un voto su Prodi al Quirinale? Io non faccio il tifo per il tanto peggio tanto meglio: credo di conoscere la gravità  della situazione sociale del paese. Penso che i provvedimenti che vengono assunti sono in parte provvedimenti indispensabili: evitare di rispondere al problema della cassa integrazione in deroga sarebbe stato come dare l’annuncio di una guerra civile al paese. Ma penso anche che prevalga appunto una impostazione propagandistica da parte del governo Letta. E che si affronti solo in chiave ornamentale o di costume il principale problema politico davanti a noi: l’urgenza cioè, di abbattere il muro dell’austerity».
Addio alla mescolanza di Sel con il Pd?
«Vedremo, incontro gente del Pd che mi chiede notizie di quel partito. Lo dico con rispetto. Nel Pd non sono mai entrato perché sono sempre stato colpito dalla sua incerta natura».
È tentato di partecipare al congresso democratico?
«C’è bisogno di Sel oggi più che mai. Anche per non consegnare il ruolo di opposizione ai populismi. Dovremmo aprirci ad accogliere la richiesta di cambiamento espressa con il voto ai grillini, anche se di Grillo non mi piace lo stile, il mondo non può essere salvato dalle parolacce».


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