Dilma tende la mano alla piazza “Ascolteremo le vostre proteste” ma viene schierato l’esercito in strada

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SALVADOR DE BAHIA — Alle nove della sera l’antica guerrigliera decide che non si può più attendere, e che è il momento di guardare negli occhi duecento milioni di brasiliani. E di annunciare «un grande patto per migliorare i servizi pubblici». Dilma Rousseff parla alla nazione, con un discorso di dieci minuti a reti unificate, trasmesso da tutte le radio e le tv del paese: solennità inevitabile, dopo il milione di persone in piazza e i due morti di giovedì. Giacca gialla e tono confidenziale fin dal saluto («Minhas amigas e meus amigos…», amiche e amici), Dilma pronuncia parole accorate fissando la telecamera, spostando il peso del corpo da un piede all’altro, forse leggendo il discorso sul “gobbo”. Gesticola, vuole mostrarsi appassionata e concreta, vicina alla gente che protesta ma fermissima nel condannare saccheggi e violenze: «Le manifestazioni di questi giorni esprimono la forza della nostra democrazia e il desiderio di un Brasile migliore. Se approfitteremo di queste grandi energie potremo centrare più rapidamente gli obiettivi che a volte la politica e l’economia ci impediscono di raggiungere. Ma se certi episodi di violenza finissero col prevalere sul resto, perderemmo un’occasione storica: in una democrazia, il primato della legge e dell’ordine è indispensabile».
Dilma, che negli anni Sessanta fu rivoluzionaria e guerrigliera e nel 1970 fu imprigionata e torturata dalla dittatura militare, accenna implicitamente alla sua storia («La mia generazione ha dovuto lottare per conquistare la democrazia: alcuni sono stati arrestati e torturati, altri sono morti…»), poi espone il suo piano per il miglioramento (e per la pacificazione) del paese. «Voglio proporre un grande patto per i servizi pubblici, articolato in tre punti. Primo: elaborazione di un piano nazionale per la mobilità urbana che privilegi il trasporto pubblico. Secondo: la destinazione del 100% degli introiti petroliferi del Brasile per l’educazione. Terzo: incentivare l’arrivo di migliaia di medici dall’estero per migliorare le condizioni della sanità pubblica». Trasporti, educazione e salute, dunque: non a
caso le questioni principali che hanno spinto la gente in piazza. Quanto agli introiti del petrolio per sovvenzionare la scuola, è una questione su cui finora ci sono state fortissime resistenze politiche, quindi ci sarà battaglia. Ma Dilma sembra determinata ad andare avanti, promette di incontrare le parti sociali: «I leader dei manifestanti, delle organizzazioni giovanili, dei sindacati, dei lavoratori, delle associazioni del popolo. Abbiamo bisogno della loro energia e creatività, delle loro visioni sul futuro. Dobbiamo inoltre ossigenare il sistema politico, renderlo più permeabile alle influenze della società, e trovare metodi più efficaci per combattere la corruzione».
Inevitabile il riferimento al calcio: «Prometto che il Brasile organizzerà una grande Coppa del Mondo nel 2014: dovremo trattare con gioia, rispetto e calore i nostri ospiti, come è sempre accaduto a noi in ogni edizione del Mondiale». Nel frattempo, su richiesta della Fifa che ha preteso maggior misure di sicurezza per la Confederations Cup, il governo ha aumentato il numero degli agenti di polizia nelle città in cui si svolgono le partite. A Salvador, per Italia-Brasile, sono stati inviati contingenti dell’esercito, e durante la partita si sono verificati scontri tra polizia e manifestanti fuori allo stadio, con gli agenti che hanno sparato gas lacrimogeni per disperdere un gruppo di persone che tentava di forzare il cordone delle forze di sicurezza per raggiungere l’Arena Fonte Nova.
La serata di venerdì era trascorsa in modo tutto sommato tranquillo, a parte alcuni saccheggi a Rio de Janeiro dove alcune decine di facinorosi hanno devastato una concessionaria di automobili. Altri manifestanti, invece, hanno bivaccato sotto casa del governatore dello Stato Sergio Cabral tutta la notte: pretendono un colloquio, e finché non lo otterranno continueranno a bivaccare.


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