La rabbia di Alma Shalabayeva “Io accuso anche Blair e l’Ucraina”

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UN ATTACCO all’Ucraina, un atto d’accusa contro il Regno Unito di Tony Blair, una dichiarazione di fiducia e d’amore nei confronti del marito, Mukhtar Ablyazov, prigioniero in un carcere francese dal 31 di luglio. Alma Shalabayeva, la moglie dell’ex ministro e banchiere kazako, deportata in Kazakhstan e chiusa dai primi giorni di giugno nella casa dei genitori ad Almaty, sceglie Repubblica per far sentire di nuovo la sua voce. Definisce il marito «il mio Mukhtar», accusa un’agenzia di comunicazione britannica di aver sollevato ad arte un inesistente scandalo a sfondo sessuale, sostiene che la richiesta di estradizione avanzata dall’Ucraina alla Francia sia solo un favore al dittatore Nazarbayev, al quale offrire su un piatto d’argento il nemico, già incarcerato e torturato nelle carceri kazake. Scrive: «La mia famiglia è distrutta, i miei figli sono sparsi in diversi Paesi, sono stata rapita dai nemici di mio marito, che hanno rapito anche mia figlia di sei anni, per tenerci in ostaggio in Kazakhstan. Scattano foto e girano video dei nostri figli, dei nostri familiari, dei nostri amici, colleghi, avvocati. Non vedo mio figlio di 12 anni da sei mesi perché con me non era al sicuro. Ci seguono ovunque e cercano di spaventarci tutti. Siamo in pericolo per la sola ragione di essere in contatto con Mukhtar».
Se il governo kazako pensava di sfiancare questa donna — che da settembre, dopo aver lasciato Londra perché le autorità britanniche si erano dette non più in grado di garantirne la sicurezza, viveva a Roma in una villa di Casal Palocco — ha sbagliato i suoi calcoli. L’agguato nella sua casa di uomini in tenuta da guerra nel cuore della notte, il trasferimento al centro di identificazione di Ponte Galeria, la deportazione a bordo di un jet privato in Kazakhstan, due mesi di terrore nell’abitazione- prigione dei genitori ad Almaty, non l’hanno sfiancata.
E adesso, dopo l’arresto del marito, scovato in una villa della Costa Azzurra, non l’ha piegata nemmeno vedere sui giornali le foto di Olena Tischenko, la bionda avvocatessa ucraina che secondo i tabloid inglesi avrebbe una relazione con Ablyazov e che sarebbe stata l’esca che ha condotto da lui le forze speciali francesi. «Per distruggere il buon nome del mio Mukhtar — scrive — il regime di Nazarbayev utilizza un’agenzia di comunicazione britannica che ha numerosi legami con Tony Blair, il consigliere personale di Nazarbayev. Viene pagato dai contribuenti di questo Paese per fare il lavoro sporco per la dittatura». E aggiunge, colpendo un tasto delicatissimo perché le bugie sulla guerra in Iraq hanno allontanato Blair dal potere: «Il signor Blair sa come condurre le guerre».
Non una casalinga, dunque, come l’aveva definita la figlia che vive a Ginevra, Madyna. Una donna forte e decisa a combattere la sua guerra anche con vicini potenti. «Mukhtar è stato arrestato perché l’Ucraina ha chiesto all’Interpol di farlo per conto del Kazakhstan. Poiché il mio Paese non ha un accordo di estradizione con la Francia, il Kazakhstan ha usato l’Ucraina — che invece ha firmato un trattato — per consegnare mio marito nelle mani di Nazarbayev ». Proprio ieri la Procura generale di Astana ha fatto sapere di aver presentato il 2 agosto alla Francia una richiesta di estradizione, ma è una richiesta dagli esiti scontati appunto perché manca un accordo. Intanto Carlo Sibilia, che si trova nella capitale kazaka con una delegazione di deputati del Movimento 5 Stelle e che ha incontrato Alma Salabayeva, afferma che il governo kazako sarebbe disposto a permettere alla donna di tornare in Italia in cambio di una cauzione. «Qui — conclude Alma — sono impotente contro una enorme macchina che lavora contro la mia famiglia. Ma non rinuncerò e non rinunceremo mai alla speranza che presto saremo tutti insieme».


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