Le proteste in Colombia vanno avanti

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In Colombia, lo sciopero generale del settore agricolo prosegue da undici giorni con manifestazioni e scontri violenti nelle principali città del paese. Le contestazioni degli agricoltori sono iniziate nel dipartimento di Boyacà, 130 chilometri a nordest di Bogotà, ma si sono diffuse rapidamente coinvolgendo minatori, lavoratori statali, camionisti, studenti e operai.

Giovedì 29 agosto le manifestazioni più numerose si sono svolte a Bogotà, la capitale della Colombia, a Medellín nel dipartimento di Antioquia (nella parte occidentale della Colombia), e a Cali, il principale centro industriale e agricolo del sudovest del paese. In totale ci sono state 48 manifestazioni in tutto il paese.

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Alle proteste di Bogotà di ieri hanno partecipato migliaia di persone, che hanno camminato per le strade del centro raggiungendo piazza Bolivar, dove si trova la sede del Congresso. Molti manifestanti indossavano i vestiti tipici dei contadini: un poncho di lana, un cappello di paglia a tesa larga e stivali di gomma. Avevano pentole e padelle e gridavano slogan contro il governo.

Per tutta la notte alcuni manifestanti si sono scontrati con la polizia in tenuta antisommossa che ha usato gas lacrimogeni per disperderli: secondo le prime notizie, due persone sono morte – una per una ferita da arma da fuoco – 147 persone sono rimaste ferite, 40 persone sono state arrestate e ci sono stati molti danni materiali. Il sindaco di Bogotà, dopo l’inizio della manifestazione, aveva imposto il coprifuoco fino alle cinque di questa mattina in tre delle zone più popolate della capitale.

Gli agricoltori chiedono una riduzione dei prezzi della benzina, maggiori sussidi e, soprattutto, l’annullamento degli accordi di libero scambio con gli Stati Uniti e l’Unione Europea. L’accordo era stato firmato il 26 giugno del 2012 ed è entrato in vigore il primo agosto 2013: prevede, tra l’altro, l’azzeramento dei dazi doganali per favorire una liberalizzazione reciproca degli scambi commerciali, ma costringe i piccoli agricoltori a una competizione che dicono di non essere in grado di sostenere.

Finora la repressione della polizia e dei militari è stata molto dura: si hanno notizie di centinaia di arresti, di decine e decine di feriti e di sette morti. I manifestanti accusano i militari di usare munizioni vere e di lanciare gas lacrimogeni all’interno delle case. Secondo il governo gli scioperanti sarebbero incitati dalle forze armate rivoluzionarie colombiane (FARC), sebbene non sia la prima volta che possibili rapporti con le FARC vengano utilizzati come pretesto per giustificare la repressione violenta.

Il presidente della Colombia Juan Manuel Santos ha riconosciuto che il settore agricolo è in crisi, ma ha chiesto che il dissenso sia pacifico: «Le proteste sono giustificate, ma risolveremo i problemi attraverso il dialogo». Un primo incontro tra governo e delegati del settore agricolo si è svolto il 26 agosto a Tunja, a nord di Bogotà, ma per l’inizio dei negoziati si attende la fine dello sciopero.


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