Ma il Cavaliere prende tempo: fatemi ragionare

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ROMA — «C’è tempo, ancora tempo. Fatemi ragionare». È vero che dopo il voto della giunta che apre la strada alla sua decadenza da senatore, il percorso che porta al 15 ottobre, quando dovrà decidere fra domiciliari e servizi sociali, si fa inesorabilmente più corto. Ma per Silvio Berlusconi, da quel «terribile» primo agosto in cui la Cassazione ha certificato la sua condanna definitiva, l’orologio funziona a fasi alterne: accelerazioni e brusche frenate si susseguono non solo sul fronte politico, quello del suo partito o quello del governo. Ora c’è il versante personale da affrontare ed è il più duro. Per questo ieri è rimasto a Roma, a palazzo Grazioli, per questo ha continuato a parlare con i suoi legali e con tutti i fedelissimi cercando di capire quale possa essere la scelta giusta.
L’avvocato Franco Coppi pensa di conoscerla: si chiama richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali. E chi lo frequenta in queste ore racconta che anche la sua famiglia e i suoi amici di sempre, da Fedele Confalonieri a Ennio Doris, insisterebbero per questa soluzione per gli innegabili vantaggi che offre, dalla libertà di movimento (e di azione politica) alla possibilità di avere davanti a sè ancora lunghi mesi senza che succeda nulla, in attesa di una risposta del Tribunale di sorveglianza di Milano.
Ma il problema, prima ancora che strategico, è strettamente personale. In altre parole, come spiega una fedelissima, «fare domanda per i servizi sociali equivale ad ammettere una colpa mentre lui non fa che ripetere di essere innocente». E un altro pidiellino, che lo ha sentito in queste ore: «Per lui, a 77 anni, l’idea di dover essere rieducato è sconvolgente». C’è poi un altro elemento, che ha giocato un ruolo determinante dal primo agosto in poi: l’idea che un qualsiasi intervento, politico, procedurale, parlamentare, possa ancora fare il miracolo di bloccare la sua decadenza da senatore. Magari per via dell’ingorgo che potrebbe verificarsi quando, tra qualche giorno, arriverà anche l’interdizione dalla Corte d’appello di Milano.
Ciò non toglie che Berlusconi abbia già provato a mettersi nei panni del «rieducando» ai servizi sociali e fare delle ipotesi sulla sua destinazione. Tra le varie associazioni a cui ha guardato ci sarebbe anche il Ceis, la comunità terapeutica (delle tossicodipendenze) fondata da don Mario Picchi, che già accolse per i servizi sociali Cesare Previti. Vorrebbe dire scegliere Roma, che potrebbe assicurare una maggiore agibilità politica, anche se sarebbe più lontano da figli e nipoti. Tutto dipenderà dai segnali politici che arriveranno nelle prossime ore. «C’è ancora qualche giorno per scegliere». Ma se alla fine dovesse optare davvero per i servizi sociali per Sandro Bondi non sarebbe un problema. E neanche se chiedesse la grazia: «Certo lo farebbe a fatica, ma sono convinto che non sarebbe un’ammissione di colpa. Anzi, sarebbe una rivendicazione di totale innocenza».
Roberto Zuccolini


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