Arresti eccellenti: ora tocca a Ji Jianye, sindaco di Nanchino

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Nel caso dei funzionari di Partito con ruoli apicali – nella nomenklatura cinese la carica di sindaco è paragonabile a quella di un vice ministro – solo dopo l’investigazione interna del Pcc, si procederà ad una incriminazione formale per il processo penale.
Le fonti anonime citate dal Quotidiano del Popolo e dalla Xinhua, sembrerebbero indicare che le accuse verso Ji siano da riferirsi al suo periodo di dominio nella città di Yangzhou, dove fu capo del Partito comunista (Pcc) fino al 2009: Ji avrebbe accumulato tangenti per circa 2 milioni e mezzo di euro, a seguito di lavori e commesse cittadine affidate ad aziende che avrebbero proposto prezzi dieci volte superiori a quelli di mercato. L’arresto di Ji apre due spiragli nella campagna anticorruzione di Xi Jinping, di cui va segnalata l’irruenza rispetto a quelle millantate dai precedenti leader di Pcc: in primo luogo la detenzione di Ji sarebbe da riferire all’arresto, a luglio, dell’imprenditore Zhu Xingliang, importante uomo d’affari del Jiangsu. Questo confermerebbe quel canovaccio già riscontrato nel processo a Bo Xilai, circa l’intreccio di affari e politica: ad ogni leader particolarmente spericolato nella sua gestione politica è collegato un imprenditore capace di far girare soldi, attraverso commesse pubbliche (il tesoriere di Bo Xilai era Xu Ming, arrestato nell’ambito dell’inchiesta che ha condannato Bo all’ergastolo).
In secondo luogo, come per altri casi di corruzione dei vertici del Pcc, per quanto Ji sia importante, pare che il vero obiettivo possa essere un altro. Si tratterebbe di una mossa clamorosa da parte di Wang Qishang, a capo della task force anticorruzione del Partito: Yangzhou dove Ji ha maturato il proprio potere, altro non è che luogo di nascita e feudo politico di Jiang Zemin, il grande vecchio della politica nazionale. Per molti osservatori internazionali, da tempo Jiang (ancora molto potente se si pensa che l’attuale Commissione Permanente del Politburo è in larga parte sua diretta emanazione) sarebbe vicino a tanti che finiscono sotto indagine. La posizione di Jiang sarebbe simile a quella di Zhou Yongkang. Le inchieste sul petrolio e la corruzione, pare stiano girando intorno alla figura dell’ex zar della sicurezza cinese, vista la caduta di molti suoi alleati. Due vecchie volpi della politica ancora importanti che potrebbero rappresentare un ostacolo da eliminare, affinché Xi Jinping puntelli una volta per tutte il proprio potere politico nel Comitato Centrale (il cui terzo Plenum, decisivo come molti altri nella storia del Pcc, si radunerà a inizio novembre, ma la data ufficiale ancora non c’è).
Ji Jianye che solo qualche mese fa rilasciava dichiarazioni in favore della «frugalità» degli eventi del Partito, è noto per non aver mai messo piede nel suo ufficio di sindaco – preferiva in città un lussuoso residence – è il nono funzionario di rango finito nelle maglie della campagna contro la corruzione, il risultato attuale della guerra contro i corrotti lanciata da Xi Jinping, che nei giorni scorsi ha incassato anche il sostegno dell’ex premier Wen Jiabao, apparso in tv per ricordare la figura del padre di Xi: un gesto di appoggio alla politica dell’attuale Presidente che isolerebbe ancora di più l’ex numero uno Hu Jintao, da tempo fuori dai giochi politici che contano nel Partito.


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