Visco: “Persa la capacità di crescere” Squinzi: la Finanziaria peggiorerà

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ROMA — «Abbiamo perso la capacità di crescere e di competere», lamenta Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia. «La politica deve agire con coraggio o il Paese si avvia verso il baratro », avverte Giorgio Squinzi, leader degli industriali. Per entrambi questo è il momento delle decisioni. Visco suggerisce di «investire in conoscenza e capitale umano», per uscire dalla crisi e abbattere l’«analfabetismo funzionale » che indebolisce l’Italia nella competizione internazionale. Squinzi rimpiange che nella legge di Stabilità non siano state trovate risorse sufficienti per garantire la svolta e teme che, in Parlamento, il provvedimento possa peggiorare. «Rischiamo un pateracchio indescrivibile». Ad evitare un esito così disastroso ci penserà il viceministro dell’Economia Fassina che, dopo il chiarimento politico di ieri con il premier Letta, ha ritirato le dimissioni e si impegnerà a seguire proprio
l’iter parlamentare della legge di Stabilità. «L’incontro è stato positivo, ora avanti pancia a terra», avrebbe riferito ieri Letta al termine del faccia a faccia. Domani, assicurano dal Tesoro, il testo definitivo arriverà a Bruxelles, dopo le sollecitazioni arrivate dalla Ue.
Parlando al Forum del libro di Bari, il governatore Visco traccia l’identikit di un Paese che, appunto, non sa crescere né competere, dove le famiglie sono costrette a fare «gravi sacrifici». Non è solo la conseguenza della «peggiore recessione dal dopoguerra». L’Italia deve anche capire che «studiare
conviene»: rende più probabile trovare un lavoro. Da noi, invece, il livello di istruzione dei giovani «è ancora molto distante da quello degli altri paesi avanzati e questo è grave».
Nel 2011 in media, riferisce Visco, nella Ue lavorava l’86% dei laureati tra i 25 e i 39 anni, contro il 77% di chi aveva massimo un diploma e il 60 di coloro con qualifiche inferiori. In Italia, invece, per i laureati della stessa fascia di età la probabilità di essere occupati era pari a quella dei diplomati (73%) e superiore di soli 13 punti a quella di chi aveva la licenza media. È tempo di recuperare i ritardi. L’Italia, per cominciare, ha bisogno di imprese «più grandi, più tecnologiche e più internazionalizzate ». E la politica deve agire per creare le condizioni favorevoli all’attività d’impresa. Segue un dato che fa riflettere: da un paio di decenni «troviamo difficile produrre beni che piacciono al mondo». Quest’anno per esempio, la produzione di elettrodomestici sarà inferiore a quella del 2006 di oltre la metà.
Anche Squinzi sprona la politica a «modificare lo status quo». Nella sua analisi, la priorità del momento, più che le «fibrillazioni» della maggioranza, è l’approvazione della legge di Stabilità che martedì arriva in Senato. «Mi auguro che si possa intervenire in senso migliorativo ma temo ci possano essere, invece, interventi a pioggia di tipo elettoralistico che vadano a peggiorarla ». Gli chiedono: lei è ottimista o no sul futuro dell’Italia? «Ci sono state tante porcherie, troppe porcate. Il Paese non merita questo destino».


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