“Rifiutare” i migranti costa 250 milioni l’anno

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ROMA – L’immigrazione costituisce davvero un rischio per la sostenibilità del nostro sistema economico e di welfare? I provvedimenti discriminatori adottati a livello locale negli ultimi anni, tesi a limitare l’accesso dei cittadini stranieri ad alcune prestazioni sociali, si fondano su un qualche incontrovertibile presupposto empirico? E infine: le politiche migratorie e sull’immigrazione sin qui realizzate sono le più giuste e le più “sostenibili” dal punto di vista degli equilibri della finanza pubblica?

A queste fondamentali domande prova a rispondere il rapporto “I diritti non sono un costo”, che verrà presentato a Roma venerdì alle 10, presso Fandango Incontro (via dei Prefetti 22), curato dall’associazione Lunaria nell’ambito dell’omonimo progetto nel corso del quale sono già stati pubblicati altri due dossier  (Costi disumani. La spesa pubblica per il “contrasto” dell’immigrazione irregolare e Segregare costa. La spesa per i “campi nomadi” a Napoli, Roma e Milano). Questo rapporto raccoglie, infatti, l’ultima parte di un percorso di ricerca che ha voluto confrontarsi con l’esigenza di contrastare i luoghi comuni e le inquietudini più diffuse che identificano la presenza di cittadini stranieri come un “peso” insostenibile per il nostro sistema economico e sociale.

Lunaria, nell’anticipazione uscita sul sito http://www.sbilanciamoci.info/ ricorda esplicitamente che il suo punto di partenza non è neutrale, poichè non condivide le posizioni eccessivamente economiciste dei decisori politici, ritenendo che ci sono dei diritti umani fondamentali che andrebbeo garantiti a tutti, compreso quello di migrare.

Attraverso un lavoro di documentazione e ricerca, Lunaria analizza la spesa sociale pubblica italiana imputabile ai cittadini stranieri, arrivando alla conclusione che accogliere, includere, garantire i diritti di cittadinanza è giusto e anche conveniente per la finanza pubblica. Secondo le stime di Lunaria sul 2011, i costi relativi ai migranti hanno corrisposto al solo 2,07% della spesa pubblica complessiva, considerando congiuntamente la spesa sociale imputabile ai cittadini stranieri e gli stanziamenti destinati alle politiche di contrasto, di accoglienza e di inclusione sociale dei migranti. Restringendo il campo di osservazione alle politiche per così dire “dedicate”, gli stanziamenti per le politiche di accoglienza e di inclusione sociale dei migranti rappresentano lo 0,017% della spesa pubblica complessiva rispetto allo 0,034% di incidenza degli stanziamenti destinati alle politiche del rifiuto.

Come denuncia da anni la campagna Sbilanciamoci!, di cui Lunaria è parte attiva, lo stato continua a lavorare per emergenze rispetto a un fenomeno, quello migratorio, che è diventato strutturale, investendo al contempo poco e male. Mediamente gli stanziamenti ordinari destinati alle politiche di accoglienza e di inclusione sociale dei migranti si aggirano intorno ai 123,8 milioni di euro l’anno, pari a circa la metà degli stanziamenti medi destinati alle politiche del rifiuto, circa 247 milioni l’anno.

Lunaria, sulla base delle conclusioni a cui giunge la ricerca, chiede al Governo di cambiare rotta e guardare lontano: “il rifiuto è disumano, costa troppo ed è inefficace. Investire nell’accoglienza, nell’inclusione sociale, nella garanzia dei diritti di cittadinanza è ciò che serve”. 

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