Goodyear di Amiens: la fabbrica è occupata

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La fab­brica Goo­dyear di Amiens Nord è da ieri occu­pata dagli ope­rai. Verso le ore 15, di fronte alla pre­senza delle forze dell’ordine, gli ope­rai, che teme­vano con­se­guenze giu­di­zia­rie che pote­vano arri­vare fino al car­cere, hanno messo fine al “seque­stro” di due diri­genti dell’azienda, che durava dalla mat­ti­nata di lunedi’. “Adesso è la fab­brica ad essere in ostag­gio” ha annun­ciato la Cgt, il sin­da­cato ampia­mente mag­gio­ri­ta­rio del sito desti­nato a un’imminente chiu­sura. L’azione sin­da­cale intende ripor­tare l’attenzione sul caso della Goo­dyear di Amiens Nord, dove le let­tere di licen­zia­mento per i 1173 ope­rai dovreb­bero par­tire in que­sti giorni. “I delin­quenti non siamo noi” hanno scan­dito gli ope­rai all’uscita dei due diri­genti dall’ufficio dove ave­vano pas­sato la notte, con la porta sbar­rata da un enorme pneu­ma­tico. Adesso, con l’occupazione gli ope­rai hanno una presa di guerra, che inten­dono tra­sfor­mare in moneta di scam­bio per otte­nere una migliore buo­nu­scita: i 240mila pneu­ma­tici imma­gaz­zi­nati sul sito.

Il 31 gen­naio 2013, la mul­ti­na­zio­nale Usa aveva deciso di chiu­dere una delle due fab­bri­che di pneu­ma­tici che con­trolla a Amiens. Gli ope­rai erano già da tempo sul piede di guerra per difen­dere il posto di lavoro, in una regione – la Picar­die – pesan­te­mente col­pita dalla dein­du­stria­liz­za­zione. Durante la cam­pa­gna elet­to­rale delle pre­si­den­ziali del 2012, Fra­nçois Hol­lande era venuto a Amiens e aveva pro­messo ai lavo­ra­tori della Goo­dyear che, in caso di ele­zione, avrebbe fatto appro­vare una legge che avrebbe messo al bando i cosid­detti “licen­zia­menti di Borsa”, impo­sti cioè da società in buona salute che cer­cano solo di aumen­tare i gua­da­gni delo­ca­liz­zando verso zone a più bassi salari e con meno diritti del lavoro. Secondo la Cgt, gli utili delle fab­bri­che Goo­dyear a Amiens sono aumen­tati del 51% negli ultimi anni. Ma Hol­lande non ha man­te­nuto la pro­messa. Anzi, nel discorso di Capo­danno ha ancora con­cesso nuovi sgravi di con­tri­buti alle imprese, in cam­bio di un molto vago impe­gno a creare posti di lavoro. Il mini­stro del Rilan­cio pro­dut­tivo, Arnaud Mon­te­bourg, ha cer­cato un acqui­rente per il sito di Amiens Nord. Ha tro­vato Mau­rice Tay­lor, un vero e pro­prio pre­da­tore che nel ’96 era stato can­di­dato alle pre­si­den­ziali Usa (pren­dendo l’1% dei voti), pre­si­dente di Titan, un pic­colo pro­dut­tore di pneu­ma­tici, sem­pre sta­tu­ni­tense, che la Cgt sospetta essere la longa manus della stessa Goo­dyear. Tay­lor, sopran­no­mi­nato il Grizzly, si è pre­sen­tato come un duro, ha ampia­mente insul­tato sui media e con una let­tera di fuoco a Mon­te­bourg la Fran­cia e i suoi ope­rai che “hanno salari alti, chiac­chie­rano e lavo­rano solo 3 ore al giorno”. Tay­lor ha gio­cato una lunga par­tita a poker con le vite degli ope­rai e, tra pro­po­ste e minacce di riti­rarsi, a novem­bre ha pro­messo di con­ti­nuare nel sito solo la pro­du­zione di grossi pneu­ma­tici per trat­tori: “siamo noi della Titan ad avere i soldi e la capa­cità pro­dut­tiva – ha scritto – Titan si com­prerà una fab­brica cinese o indiana, pagherà gli ope­rai meno di un euro l’ora e spe­dirà ai fran­cesi tutti i penu­ma­tici di cui hanno biso­gno”. Titan ha pro­po­sto di sal­vare solo 330 posti. Agli altri, come chiede la legge fran­cese, la Goo­dyear ha pro­po­sto altre siste­ma­zioni, ma in paesi lon­tani e a bassi salari: una presa in giro per la Cgt, che ha finito per esa­spe­rare i lavo­ra­tori che, non avendo più nulla da per­dere, hanno deciso lunedi’ di farsi sen­tire, dalla mul­ti­na­zio­nale Goo­dyear ma anche dal governo fran­cese, con l’azione del “seque­stro” dei due diri­genti. Con il con­trollo dei 240mila pneu­ma­tici, adesso la Cgt spera di poter otte­nere qual­che con­ces­sione: si tratta comun­que solo di una migliore buo­nu­scita (la Goo­dyear non vuole con­ce­dere più di 20-25mila euro a testa, la Cgt chiede che la cifra salga ad almeno 100mila euro). La Cgt, in un primo tempo, aveva ten­tato la via giu­di­zia­ria. Ma ha perso i ricorsi. “Un vero com­plotto – afferma in sin­da­cato – orche­strato dal governo Hol­lande, con i giu­dici col­lusi”. Di qui, il gesto dispe­rato del “sequestro”.


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