«Il patto sull’Italicum un regalo al Cavaliere»

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Insorge FI, Gasparri: è vittima dell’insuccesso ROMA — L’ironia tagliente non gli è mai mancata, nei confronti del Cavaliere rafforzata da come andarono le cose: Berlusconi che gli toglie la fiducia, due anni fa, decretando la fine del suo governo. Mario Monti ieri mattina ha rinnovato l’attitudine: «Renzi farà la riforma della legge elettorale, ma per farla ha preso come interlocutore qualcuno che rispetto molto ma che è un autore di frodi fiscali condannato all’ultimo grado». E così anche chi è stato «invitato a non sedere in Parlamento può essere padre di una nuova patria».
Una botta a Renzi e una, appunto, al leader di Forza Italia. L’ex premier torna a parlare di politica italiana in un’intervista a Rainews24. Ne è stato piuttosto distaccato; nel suo profilo Twitter, poco tempo fa, informava di un incontro con il primo ministro cinese; oggi invece torna a dire la sua suscitando la reazione del partito del Cavaliere; su tutti, Maurizio Gasparri, offre questa sintesi: «L’insuccesso gli ha dato alla testa».
Cosa dice Monti, che pure si proclama distante dal partito che ha creato, Scelta Civica? Innanzitutto che serve uno «sprint con un programma di governo» che arrivi «in tempi di cronaca e non di storia». Non c’è motivo di attendere, come vorrebbe Renzi, la riforma elettorale. Da parte di Letta e Renzi «sarebbe un regalo storico alla destra di Berlusconi. Un pochino lo stanno facendo». Non che l’ex premier esprima un giudizio negativo sul leader del momento: Renzi gli piace più di Bersani, le idee sul lavoro del segretario del Pd «riprendono quelle sulla flex-security che hanno caratterizzato la proposta di Ichino, che ha lasciato il Pd ed è passato a Sc perché quella proposta non era condivisa. È il completamento di quello che il mio governo ha iniziato a fare ed è gradito anche alla destra». Detto questo, almeno per Monti, Letta è in una botte di ferro: «In un recente colloquio gli ho detto che è in una situazione comunque vincente. Se nel programma di rilancio del governo c’è il lavoro significa che Renzi riesce a conseguire un risultato dando prova di grande leadership e ne trae beneficio anche il governo Letta oppure non riesce e allora è male per il Paese, ma Letta avrà mostrato che non tutto quello che esce dalle labbra di Renzi è oro colato».
Renzi e Letta, comunque, al di là della competizione, «sono i due ragazzi più solidi e promettenti della politica. Sarebbe un disastro per loro e per gli italiani se dessero luogo a quello che nel ciclismo si chiama il surplus. I due hanno qualità che sommate sono notevoli. A Letta che stimo moltissimo e che è un pacato affidabile e a Renzi che ha una irruenza promettente, consiglierei dunque di sfruttare le sinergie che già oggi possono essere utili al Paese e di mettere mano al patto di coalizione con all’interno le misure per il lavoro».
Ma è il giudizio su Berlusconi a far discutere di più. In Forza Italia scatta immediatamente una gara alla replica più azzeccata: «Tramortito dall’ultimo sondaggio che quota il partito da lui fondato all’uno per cento, Mario Monti con la sua tipica supponenza accademica sparge veleno contro Berlusconi e il centrodestra», dice Gasparri.
«Il linguaggio di Mario Monti è vecchio; e stupisce che, dopo il coma irreversibile in cui ha messo il Paese, egli non sia stato indotto a ricorrere a un provvidenziale rimedio: il silenzio. Noi siamo già molto più avanti. Evidentemente, il neo-pragmatismo maturato sull’asse Berlusconi-Renzi, oltre a fare impazzire l’antipolitica grillina, ha mietuto un’altra vittima, che disperatamente, cerca di allontanare da sé lo spettro del suo fallimento», aggiunge Francesco Paolo Sisto.
«La batteria di dichiarazioni di esponenti di Forza Italia in reazione alle parole del senatore Monti dimostrano che ha colpito nel segno», è la nota a difesa di Benedetto Della Vedova, portavoce di Scelta Civica. «Ma non chiamatelo più il mio partito, per favore», dice ancora il Professore.
Marco Galluzzo


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