“ Mille euro l’anno a 10 milioni di italiani”. Giù l’Irap, ma aumentano le tasse sulle rendite

“ Mille euro l’anno a 10 milioni di italiani”. Giù l’Irap, ma aumentano le tasse sulle rendite

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Circa 80 euro netti in più dalla busta paga di maggio per 10 milioni di lavoratori dipendenti italiani che guadagnano fino a 1.500 euro netti al mese (25 mila euro lordi annui). L’hashtag è: «Dieci miliardi per 10 milioni di persone». Parola del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ieri, durante una conferenza stampa-show con slides ed effetti speciali, seguita ad un Consiglio dei ministri piuttosto breve, ha annunciato il suo piano di riduzione delle tasse che depositerà 1.000 euro all’anno netti negli stipendi dei lavoratori con redditi più bassi (compresi i cococo e gli incapienti sotto gli 8.000 euro: entrambe le categorie sono state espressamente citate da Renzi).
«Con questa operazione ripartirà l’economia», ha annunciato il premier. «Effetti espansivi su crescita e occupazione», ha certificato il ministro per l’Economia Padoan.
Conferma dell’ultima ora: l’ingresso del taglio dell’Irap, dopo la pressante richiesta della Confindustria: la tassa sarà ridotta del 10 per cento per un totale di 2,4 miliardi. Novità sulla copertura: l’aumento e rimodulazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento (non i Bot) che consentirà di recuperare 2,6 miliardi e porterà le aliquote, come ha osservato Renzi, «a livello europeo».
Formalmente non c’è ancora il provvedimento legislativo, ma il premier ha assicurato i giornalisti che il Consiglio dei ministri ha compiuto un «atto irreversibile » approvando la sua «relazione » con «coperture e indirizzo» dell’intervento.
Il decreto arriverà dopo l’approvazione del Def (il Documento di economia e finanza che conterrà la nuova cornice dei conti pubblici e che dovrà essere approvato dal Parlamento): sarà anticipato a fine marzo (dal 10 aprile previsto), quando arriverà anche il dettaglio della
spending review,
con un percorso che prevede il decreto entro aprile e l’erogazione del bonus nella busta-paga di maggio. «Volevo quella del 27 aprile, prima
delle elezioni…, ma sono stato respinto con perdite: non ce l’abbiamo fatta per i tempi tecnici », ha allargato le braccia Renzi e ha aggiunto nello slang della Capitale: «Prima nun ja famo».
Il tema delle coperture complessivamente a disposizione del governo, secondo l’impostazione confermata ieri da Renzi, gira sostanzialmente su spending review (7 miliardi), Iva che proviene dai pagamenti dei debiti
della pubblica amministrazione (1,6 miliardi), capitali dalla Svizzera e risparmio sulla spesa per interessi. Oltre alla carta più importante, annunciata ieri direttamente dal premier, l’intenzione di superare il rapporto deficit-Pil oggi fissato al 2,6 per cento per portarlo verso il 3 per cento (si recupererebbero così 6,4 miliardi). «Ho letto in questi giorni una polemica sulla copertura semplicemente incredibile.
In-cre-di-bi-le. I soldi per mettere in tasca i 10 miliardi ci sono, anzi il margine è ben oltre i 10 miliardi », ha incalzato il presidente del Consiglio confermando di fatto la cifra dei 20 miliardi.
Il ministro per l’Economia Pier Carlo Padoan ha spiegato in termini più precisi, con cautela ma sulla linea di Renzi, come funzionerà l’intera operazione nel 2014 che, partendo da maggio costerà, due terzi dei 10 miliardi
cioè circa 6,5 miliardi. La copertura di quest’anno, ha detto Padoan, sarà di «transizione» anche «usando i margini di indebitamento » entro il 3 per cento, per «evitare di entrare nella procedura di deficit eccessivo» ma, ha aggiunto, «nel modo più parsimonioso possibile». Dal 2014, invece, ha osservato il ministro, entreranno a regime i «tagli di spesa permanente». Padoan ha comunque avvertito – e questo è un passaggio da adempiere – che per eventuali scostamenti necessari per l’operazione cuneo «serve l’approvazione della Ue», oltre che quella del Parlamento con la variazione del Def: due passaggi obbligati che hanno richiesto qualche margine di tempo in più. Infine un richiamo sul debito: «E’ al centro delle nostre preoccupazioni» per questo le privatizzazioni, ha concluso il ministro per l’Economia, «continueranno e saranno rafforzate».


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