Lavrov: «Nessuna invasione da Mosca»

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Il mini­stro degli esteri russo Lavrov ieri ha assi­cu­rato che Mosca non ha inten­zione di inva­dere l’Ucraina, nono­stante gli allarmi lan­ciati nei giorni scorsi da Kiev e da Washing­ton; il Crem­lino ha inol­tre uffi­cia­liz­zato che oggi Lavrov incon­trerà il segre­ta­rio di Stato Usa John Kerry a Parigi.

La diplo­ma­zia si muove, quindi, e la situa­zione orien­tale del paese sem­bra sotto con­trollo. Nella serata di venerdì Putin ha chia­mato Obama e c’è da imma­gi­narsi che non abbiano par­lato solo di Ucraina. Non a caso la tele­fo­nata di Putin ha rag­giunto Obama, appena uscito da una cena di due ore a Riyad, con il re dell’Arabia Sau­dita Abdul­lah, durante la quale avreb­bero affron­tato due nodi cru­ciali: la Siria e l’Iran. C’è da cre­dere che nono­stante i comu­ni­cati uffi­ciali della Casa Bianca che hanno rife­rito solo di Ucraina, siano stati esat­ta­mente l’Iran e la Siria due punti focali della chiac­chie­rata tra Obama e Putin. L’Ucraina, non a caso, ha messo in discus­sione quei pro­cessi che forse la poli­tica estera di Obama aveva con­si­de­rato già superati.

Le dichia­ra­zioni di Lavrov, rispetto alla situa­zione ucraina sono state chiare: «Non abbiamo asso­lu­ta­mente inten­zione e inte­resse a var­care i con­fini ucraini. La sola cosa che vogliamo dav­vero è che il lavoro sia col­let­tivo e che l’illegalità che alcuni paesi occi­den­tali stanno ten­tando di spaz­zare sotto il tap­peto dipin­gendo la situa­zione a colori vivaci, dovrebbe essere fer­mata». La Rus­sia dopo la Cri­mea del resto non sem­bra mai aver avuto inten­zione di for­zare la mano, men­tre la par­tita poli­tica più impor­tante per il paese è quella che ora si gioca a Kiev, come sot­to­li­neato da Lavrov e da Putin nella tele­fo­nata a Obama.

Ieri infatti anche l’Unione euro­pea si è accorta improv­vi­sa­mente di un par­ti­co­lare inquie­tante, ovvero il peso e la peri­co­lo­sità del gruppo neo­na­zi­sta «Set­tore Destro» negli equi­li­bri poli­tici del governo sup­por­tato da Fmi, Usa e Europa. L’alta rap­pre­sen­tante euro­pea Ash­ton, ha infatti emesso un comu­ni­cato nel quale denun­cia i rischi delle pres­sioni di «Set­tore Destro» sull’attuale governo in carica, «dimen­ti­can­dosi» che Yatse­niuk e i suoi mini­stri sono in que­sto momento al potere, pro­prio gra­zie alla mano­va­lanza nera di «Set­tore Destro» nei giorni di feb­braio che hanno deter­mi­nato la caduta di Yanukovich.

Allora però la Ue non si disse pre­oc­cu­pata, anzi, rico­nobbe al volo il nuovo ese­cu­tivo, voluto e deter­mi­nato anche dai neo­na­zi­sti, anti­eu­ro­pei­sti, di «Set­tore Destro». Oggi invece nel comu­ni­cato uffi­ciale, scrive di «con­dan­nare fer­ma­mente le pres­sioni dei gruppi ultra­na­zio­na­li­sti rei di inti­mi­dire il par­la­mento ucraino».
Non solo pro­ble­ma­ti­che interne a Maj­dan, per­ché ormai a Kiev è par­tita la corsa alle pre­si­den­ziali del 25 mag­gio. Ieri ci sono state alcune impor­tanti novità che riguar­dano sia i can­di­dati, sia la pos­si­bi­lità che anche la parte orien­tale del paese possa par­te­ci­pare alla con­sul­ta­zione elet­to­rale. Innan­zi­tutto l’ex pugile Kli­tschko ha annun­ciato il suo appog­gio all’oligarca Poro­shenko, riti­ran­dosi dalla com­pe­ti­zione (era dato al 13%), sce­gliendo invece di cor­rere per la carica di sin­daco di Kiev.

«Le forze demo­cra­ti­che — ha detto, par­lando in occa­sione del Con­gresso del suo par­tito — devono pre­sen­tare un can­di­dato unico e deve essere un can­di­dato che disponga del soste­gno più ampio». Poro­shenko gui­derà dun­que un gruppo poli­tico deci­sa­mente filo euro­pei­sta, cui si opporrà Tymo­shenko, che ieri è stata inve­stita del ruolo di can­di­data uffi­ciale del suo par­tito. Uffi­cia­liz­za­zione della can­di­da­tura al ruolo di pre­si­dente anche da parte del par­tito delle regioni, dell’ex pre­si­dente Yanu­ko­vich. Il pre­scelto è Mykhailo Dob­kin, già arre­stato il 10 marzo e poi rila­sciato. Sarà lui a pro­vare a ricu­cire la frat­tura tra Kiev e le regioni orien­tali del paese, che non vedono di buon occhio l’attuale ese­cu­tivo della capitale.


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