Doccia fredda Bankitalia:“Pil solo +0,2%” 4 volte meno di quanto prevede il governo

Doccia fredda Bankitalia:“Pil solo +0,2%” 4 volte meno di quanto prevede il governo

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ROMA . Non sarà il 2014 a portarci fuori dalla crisi: da qui alla fine dell’anno il Paese crescerà dello 0,2 per cento appena. A gelare ogni ottimismo sulla possibilità di vedere a breve la luce in fondo al tunnel è l’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia che divide per quattro le previsioni, già non proprio rosee, fatte dal governo sull’andamento del Pil. E dice che potrebbe andare pure peggio di così: considerate le tensioni geopolitiche in corso, la bolletta energetica potrebbe peggiorare penalizzando anche gli scambi commerciali. Il «rischio ribasso», dunque, è dietro l’angolo.
Il quadro internazionale non è dei più promettenti: «Il rallentamento delle attività nelle economie emergenti potrebbe rilevarsi più protratto del previsto – spiega l’analisi – pesano gli sviluppi incerti delle crisi in Libia e Iraq, alle quali si aggiungono le tensioni fra Russia e Ucraina». La debolezza interna fa il resto. «In Italia – recita il Bollettino – il quadro è ancora fragile; la crescita stenta a riavviarsi ». Le cose andranno un po’ meglio nel 2015 quando, grazie soprattutto agli effetti delle misure di politica monetaria avviate dalla Banca Centrale Europea, secondo Bankitalia potremo aspirare ad un aumento del Pil dell’1,3 per cento (le precedenti stime lo fissavano all’1).
Ma al momento poco si muove: le stime del governo che segnalano una crescita dello 0,8 per cento già nel 2014 non trovano conferma a via Nazionale dove, fino allo scorso gennaio, pur si parlava di un Pil al più 0,7 per cento. L’andamento di questi primi mesi ha però influito sui calcoli della Banca centrale: dopo il meno 0,1 per cento realizzato nel primo trimestre del 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, «le informazioni disponibili suggeriscono un moderato ristagno delle attività anche nel secondo trimestre». Ecco spiegata la caduta delle previsioni.
Per sostenere la ripresa, fanno notare i tecnici di via Nazionale, bisogna «necessariamente » rafforzare la domanda interna. Qualcosa si è mosso: la caduta dell’occupazione si è arrestata e – dopo dodici mesi di contrazione – nei primi tre mesi dell’anno, la spesa delle famiglie è tornata «marginalmente » ad aumentare, anche se dal bonus fiscale di 80 euro introdotto dal governo Renzi non c’è da aspettarsi miracoli. Secondo la Banca d’Italia nel biennio 2014-15 produrrà effetti positivi per lo 0,1 per cento sul Pil e lo 0,2 sui consumi (sui saldi, segnala intanto Confcommercio, la risposta è stata molto debole). Resta alto il livello di preoccupazione sul fronte dei prezzi: l’inflazione rimarrà «prossima allo zero, risentendo della protratta debolezza della domanda interna». Secondo Via Nazionale, l’indice dei prezzi al consumo salirà dello 0,4 per cento quest’anno per poi passare 0,8 nel 2015.
Fatte le somme, il bilancio della crisi è dunque pesantissimo: alla fine del primo trimestre di quest’anno, certifica Bankitalia, il Pil italiano è di nove punti inferiore a quello del 2007 con una significativa contrazione di consumi e investimenti. Quanto basta per far dire a Susanna Camusso, leader della Cgil preoccupata della deindustrializzazione in atto, che il governo deve passare ai fatti, cambiare strategia, investire sul lavoro. «Renzi rompa gli indugi – ha detto – e agisca per attuare la prima vera riforma che serve all’Italia: difendere e allargare l’occupazione. Non passa giorno senza assistere alla chiusura di aziende grandi e piccole: è una situazione insostenibile che non può continuare ».



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