Portafoglio gonfio per il popolo dei fondi risparmi a 1460 miliardi

Portafoglio gonfio per il popolo dei fondi risparmi a 1460 miliardi

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MILANO . Un altro dato-boom per l’industria del risparmio gestito: nel secondo trimestre del 2014 secondo i numeri di Assogestioni sono stati raccolti 31 miliardi (al netto dei riscatti) in fondi comuni, gestioni di portafoglio con quote di fondi, gestioni previdenziali e gestioni assicurative (sempre contando i fondi comuni compresi nel portafoglio, ovviamente). Ebbene, tutto il mondo del gestito ha portato a casa poco più di 30 miliardi in un trimestre e poco più di 60 nei primi sei mesi 2014, praticamente eguagliando il risultato dell’intero 2013 (quando la raccolta netta del settore era stata pari a 62,6 miliardi). Altrettanto record è il patrimonio complessivo, che ha toccato la soglia di 1.460 miliardi (1.392 il trimestre precedente). Anche i risultati relativi ai mesi estivi (ancora non noti a livello aggregato di settore) dovrebbero confermare il buon andamento del primo semestre, che ieri in Borsa si è avvantaggiato dei risultati (la migliore è stata Mediolanum, +2,95%.
«Ci sono almeno tre ragioni che spiegano il boom del risparmio gestito – dice Piermario Motta, ad di Banca Generali – i tassi sempre più compressi sui titoli governativi, che rendono quasi obbligatorio cercare alternative di investimento; le banche che vanno alla ricerca di utili, facendo commissioni sui fondi e, infine, la minore pressione a fare raccolta diretta, sempre da parte delle banche, perché in questo momento non hanno bisogno di cercare liquidità dai clienti». Dunque, meno pressione da parte di chi notoriamente intercetta i flussi di risparmio delle famiglie – le banche – e nello stesso tempo poche opportunità di investimento “facili”, che tanto a lungo hanno catalizzato le scelte dei Bot-people. Tra l’altro, nota Prometeia nella sua newsletter l’Atlante, il prossimo arrivo delle aste Bce di Tltro dovrebbe allentare ulteriormente la necessità di fare raccolta presso la clientela, da parte degli istituti di credito. Dunque, per i fondi comuni ci sono le condizioni di sistema per continuare a crescere: in Europa, i prodotti gestiti (comprensivi dei prodotti assicurativi e pensionistici) rappresentano il 40% del portafoglio finanziario delle famiglie, mentre in Italia siamo comunque al 26,5%, nonostante gli ultimi dati sul risparmio gestito.
Guardando più da vicino i risultati del secondo trimestre 2014, i fondi comuni hanno portato a casa un bottino netto pari a 18,32 miliardi, dove la parte del leone l’hanno fatta i fondi flessibili, con una raccolta netta pari a 11,1 miliardi. Da inizio anno, questa categoria di fondi ha totalizzato 23,7 miliardi di sottoscrizioni al netto dei riscatti, seguita (a distanza) dagli obbligazionari, che hanno portato a casa 13 miliardi netti nel semestre, nonostante il calo dei rendimenti dei bond (tuttora rappresentano il 47% del patrimonio complessivo dei fondi comuni). L’unica categoria che ha il segno meno, da inizio anno ad oggi, è quella dei fondi monetari, che ha avuto riscatti netti per 4,3 miliardi (i tassi così compressi sul breve termine hanno evidentemente tenuto alla larga i risparmiatori), mentre i fondi azionari hanno ricevuto sottoscrizioni nette per 4,1 miliardi di euro (sempre positiva nel semestre, ma in rallentamento nel secondo trimestre rispetto al primo).



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