Dipendenti pubblici, duecento i licenziati del 2013 (metà per troppe assenze)
Rispetto all’anno precedente, la cifra complessiva dei licenziamenti risulta leggermente superiore (223 nel 2012), ma allora la ragione principale per l’interruzione del rapporto di lavoro era collegata ai reati (il 47% contro il 29 delle assenze dal servizio). Quadro pressoché uguale nel 2011, quando però il numero complessivo di licenziamenti disciplinari risultò più alto (288). Un procedimento, però, si può concludere anche con una sospensione di giorni, settimane e perfino mesi (massimo sei), ma il dipendente, fuori dal suo ufficio, è privato della retribuzione. Sempre nel 2013, stando alla Funzione pubblica, le sospensioni sono state 1.438, le archiviazioni e i proscioglimenti 1.684 e le sanzioni minori 2.979.
E di licenziamenti nella Pubblica amministrazione si parlerà anche in questi giorni negli emendamenti-chiave alla riforma della Pa. I testi li stanno preparando, limando parola dopo parola, il relatore del provvedimento, Giorgio Pagliari (Pd), e i tecnici del governo. Lo stesso premier, Matteo Renzi, e il ministro della Pa, Marianna Madia, dopo le assenze di massa dei vigili urbani di Roma a Capodanno, hanno detto chiaramente che anche le regole per gli statali vanno cambiate e rese più severe. Non si tratta di fare «copia e incolla» delle misure del Jobs act in ministeri e enti locali, ma sembra scontata una stretta sui procedimenti disciplinari: di certo l’Inps avrà il compito di effettuare le visite fiscali (al posto delle Asl). Inoltre restano da ridefinire i casi di «scarso rendimento» e il sistema delle valutazioni per tutti, impiegati e dirigenti.
Francesco Di Frischia
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