Grecia, Tsipras avverte i ribelli: «Senza maggioranza, voto anticipato»

Grecia, Tsipras avverte i ribelli: «Senza maggioranza, voto anticipato»

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Atene Questa volta Alexis Tsipras lo dice chiaro e tondo durante un’intervista radio: «Sarei l’ultima persona a volere le elezioni se avessi la garanzia di una maggioranza parlamentare per riuscire ad arrivare alla fine dei quattro anni del mandato. Ma se non avrò la maggioranza sarò costretto ad andare ad elezioni». Il governo ellenico ormai si muove su un doppio binario: da una parte i difficili negoziati con i creditori europei per il piano di aiuti da 86 miliardi, dall’altro lato i guai da risolvere all’interno del partito di maggioranza. O meglio la ex maggioranza: le riforme chieste dall’Ue sono passate infatti in Parlamento soltanto con l’aiuto dell’opposizione a causa della spaccatura interna a Syriza, creatasi una volta che Tsipras è sceso definitivamente a patti con il diavolo. Perché è così che vedono l’ex troika, i ribelli del partito della sinistra radicale guidati dall’ex-ministro dell’Energia Panayiotis Lafazanis.
Il comitato centrale di Syriza si riunirà oggi per cercare di trovare una soluzione alla divisione, Tsipras nel frattempo ha proposto un congresso straordinario del partito a inizio settembre. Se le cose non si risolvono, è proprio in autunno che potrebbero essere convocate le elezioni. In questi giorni invece i rappresentanti dei creditori hanno cominciato a trattare con la Grecia per arrivare al pacchetto da 86 miliardi. La richiesta Ue, sin dal principio, è stata una sola: più riforme, meglio se su pensioni e settore agricolo. Ma ieri da Tsipras è arrivata la gelata: «Conosco i contenuti dell’accordo che abbiamo firmato il 12 luglio. Noi rispetteremo quegli impegni ma niente più di questo». Altri sacrifici insomma, ha fatto intendere il premier, non sono nei patti. Il governo spera di arrivare all’accordo entro il 18 agosto, due giorni prima della scadenza del pagamento del prestito alla Bce da 3,2 miliardi. La Commissione Ue continua a essere vaga sui tempi. Al contrario di Christine Lagarde, direttore del Fmi, che ieri è tornata a insistere sul tema del debito. Perché il nuovo piano di aiuti possa funzionare, la Grecia ha bisogno di una «significativa ristrutturazione del debito» ha ribadito, aggiungendo qualche considerazione lapidaria sui negoziati in corso: «Ciò che conta è ciò che si fa, quindi fatti e non parole». La Bce nel frattempo ha deciso di mantenere invariata la liquidità d’emergenza (Ela) per la Grecia a 90,4 miliardi, mentre ritarderà di qualche giorno la riapertura della Borsa di Atene. Puntuali, invece, sono arrivate altre ripercussioni sul piano B dell’ex ministro Yanis Varoufakis. Il procuratore della Corte Suprema ellenica ha ieri inviato al Parlamento una nuova causa in cui lo si accusa di violazione dei dati personali dei cittadini, un reato che prevede una pena fino a 20 anni di reclusione. L’Assemblea dei deputati annuncerà oggi le azioni legali nei confronti dell’ex ministro dopodiché i legislatori saranno chiamati a esaminare le accuse per chiedere le raccomandazioni di una commissione esaminatrice. Poi si aprirà un’inchiesta per decidere se revocargli l’immunità e consentire così che sia sottoposto a processo. Lui, nel frattempo, ha affermato che le denunce sono un tentativo di danneggiare il governo. «È stata una guerra finanziaria — ha detto a proposito dei negoziati —. Oggi non è necessario avere veicoli blindati per sconfiggere qualcuno. Loro hanno le loro banche».
Corinna De Cesare


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