Da tutto il mondo all’Expo la sfida dei nuovi contadini

Da tutto il mondo all’Expo la sfida dei nuovi contadini

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MILANO. Francisco Melo Medeiros arriva dal Brasile, dove ha sempre vissuto e dove oggi coltiva con il metodo biologico dando voce «a chi lavora la terra con rispetto». Mariam Taher, invece, in Egitto è tornata dopo aver studiato in Germania, Scozia, Inghilterra, per impegnarsi nella tutela della biodiversità. È quello che ha fatto Roba Bulga Jolo, 30 anni, una laurea all’università di Scienze gastronomiche di Pollenzo: ha ripercorso a ritroso la strada verso il suo villaggio di pastori nomadi in Etiopia per assistere i produttori locali e cercare di salvare le tradizioni della sua gente. E poi Inke, che in Germania ha una fattoria che è un’arca per le razze suine in via di estinzione e Nicola Del Vecchio. Anche lui è tornato ai campi e al suo Molise, tra attività didattiche, un caseificio, un micro birrificio, un forno sociale.
Storie di tutto il mondo come i 2.500 giovani contadini, pescatori, casari, allevatori, cuochi, artigiani dell’alimentazione che arriveranno a Milano da 120 Paesi diversi. È qui, nella città di Expo e tra gli stessi padiglioni dell’Esposizione, che Slow Food ha voluto riunire da domani a martedì quelli che considera gli «eroi del futuro». Per testimoniare che non si può «nutrire il pianeta» senza ascoltare la voce di chi il cibo lo produce. E, ogni giorno, lavora e accudisce la terra.
È un’edizione speciale di Terra Madre dedicata agli under 40, quella che prenderà vita. E che, riecheggiando il titolo di Expo è stata chiamata “We feed the planet”. Quattro giorni di dibattiti e workshop e iniziative aperte alla città (come la “Disco soup”, una cena collettiva a base di zuppa cucinata con i prodotti ancora buoni che però vengono scartati) per discutere del futuro del cibo e cercare soluzioni concrete per sfamare il pianeta in modo sostenibile, salvaguardando la biodiversità e pensando a come combattere lo spreco alimentare. I protagonisti saranno loro, chi già oggi lavora nei pascoli, tra i filari, al largo con le barche da pesca. Dall’Italia ai villaggi delle Ande, dall’Australia all’Africa. E soprattutto ha idee chiare, dicono, su quello che non va nei meccanismi del sistema alimentare. Racconteranno le loro esperienze, scambieranno idee, progetti e ascolteranno le parole di esperti, da Serge Latouche, il teorico della decrescita felice ad Alice Waters, cuoca, attivista e pioniera del biologico negli Stati Uniti. Per farli viaggiare, è stata lanciata una campagna di crowdfunding e per ospitarli è stata creata una rete diffusa in tutta la città: dai milanesi che hanno aperto le porte delle loro case al terzo settore, dal Comune ad Airbnb.
Il sipario si chiuderà proprio a Expo, dove martedì i contadini marceranno lungo il Decumano, il viale principale del sito espositivo, fino a raggiungere il padiglione di Slow Food. Un modo per ribadire, quando ormai manca meno di un mese alla chiusura dei cancelli, che l’Esposizione è anche e soprattutto questa.


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