6,5. Il terremoto in centro italia

6,5. Il terremoto in centro italia

Loading

TOLENTINO (MACERATA). Il ragazzo con il trolley rosa, la signora con la bimba in braccio e i vestiti in carrozzina che cammina veloce osservando i cornicioni; l’-I-dea blu con il pallone appiccicato al vetro, zeppa di valigie e di vite in fuga. «Centomila sfollati », stima la protezione civile. Prendono quel che possono, e scappano da un incubo senza fine. Ieri alle 7.41 milioni di italiani hanno sentito sotto i piedi il terremoto più forte che abbia scosso l’Italia dal sisma dell’Irpinia, che uccise 2.914 persone nel 1980. Questa volta non ci sono morti, solo una ventina di feriti leggeri; ma è scomparsa una fetta del Centro Italia dei borghi e dei monasteri, che dal 24 agosto sta perdendo gioielli inestimabili.

Una botta lunghissima, dieci chilometri sotto i monti a metà strada tra Norcia e Castelsantangelo sul Nera, ha fatto tremare pure la scala Richter: “7,1”, annunciano le tv e i giornali online correggendo poi il tiro a 6,1, finché l’Ingv non fissa a 6,5 la magnitudo definitiva scatenando i cacciatori di complotti. La terra trema tutto il giorno: più di duecento scosse, diverse sopra i 4 gradi, prendono a schiaffi gente coi nervi a pezzi, i volti stralunati e le lacrime in agguato.
I GIOIELLI D’ITALIA
Persino l’ermo colle cantato da Leopardi nell’Infinito si squassa: «Si è aperto uno squarcio, e lo scivolamento del colle ha provocato danni forse irreversibili », lancia l’allarme il sindaco di Recanati, Francesco Fiordomo. A Norcia l’intero, stupendo centro storico è segnato da crepe e cosparso di macerie, ed è venuta giù la basilica di San Benedetto: è rimasta in piedi la facciata, una vela al vento su navate distrutte. A Castelstantangelo «stavolta non è rimasto niente — racconta il sindaco Mauro Falcucci — si è alzata una nube di polvere e quando è andata via il paese e le frazioni non c’erano più». Persino sulla valle del Tronto, già devastata il 24 agosto, i nuovi danni sono impressionanti: «Arquata ormai è identica a Pescara del Tronto, è sbriciolata e restano in piedi solo tre o quattro edifici», spiegano dal Comune inviando foto da brividi. «Qui siamo isolati, senza luce né acqua — racconta il sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci — e il paese è crollato definitivamente ».
I PAESI DEVASTATI
Dalla val Nerina alla val Castoriana e alla val di Chienti decine di borghi — anche quelli che avevano resistito alle scosse di due mesi infernali — ieri sono diventati zona rossa integrale: meraviglie come San Ginesio, Cascia e Preci sono gusci vuoti, le case rosicchiate come torsoli avvizziti. Quell’eremo incantevole di Castelluccio, il borgo incastonato in un altopiano dipinto dai fiori di lenticchie e roveja, è isolato e “semidistrutto”. A Tolentino — 21mila abitanti e un’economia solida che produce il pellame per l’alta moda — hanno allestito aree riscaldate con migliaia di brandine: «Non sappiamo come ospitare tutti quelli che lo chiedono, che non vogliono abbandonare la città per andare in albergo al mare», spiega il segretario generale, Sergio Morosi. Sono crollati palazzi, e il centro storico è disseminato di crepe.
Ma per molti non c’è alternativa: da Norcia e dai borghi umbri i pullman partono per gli alberghi sul Trasimeno, i marchigiani puntano verso il mare ma è dura trovar posto a tutti. Davanti all’albergo Holiday di Porto Sant’Elpidio, scelto da Regione e protezione civile per raccogliere e smistare gli sfollati, Augusto e la moglie sono preoccupati dalle voci: «A Rimini? Se ci assegnano l’albergo a Rimini prendiamo l’auto e torniamo al paese, sotto casa».
FUGA DALLE MACERIE
In fila su strade dissestate tra deviazioni e macigni, è un esodo di auto riempite con tutto ciò che si è riusciti a recuperare dalle case. Niente tende, fa troppo freddo: la sera si trema e la notte si va vicini allo zero. Gli sfollati di Pievebovigliano e Visso, Montecavallo, Tolentino e di tutti i paesi del cratere devono avere posto in albergo, se costretti ad andarsene dalle ordinanze o dal panico: voi continuereste a dormire in casa, se pure fosse rimasta in piedi? È una domanda a cui era già difficile rispondere prima di domenica: Gianni e Patrizia Sposetti, a San Giuseppe di Tolentino, dormivano separati: lui dentro, lei nell’auto par- cheggiata. Ieri il sisma ha schiantato i muri di casa. Il loro vicino Kumr Pardeep, invece, indiano di Delhi che da dieci anni viveva nella casa parrocchiale, ha salvato i figli per istinto: «Li ho abbracciati sotto lo stipite ma non siamo usciti». C’è un monte di pietroni, ora, davanti alla soglia.
E allora, sfollati per forza o per paura, in migliaia arrivano all’Holiday, compilano un modulo, aspettano di essere convocati e di sapere dove andranno. Sono così tanti che ci vogliono ore per una risposta. Così siedono all’interno dell’albergo, mentre i bambini giocano con i volontari. Quando arriva la sistemazione, un addetto urla il cognome della famiglia. Talvolta basta menzionare il paesino di provenienza, gruppetti di abitanti vogliono restare insieme. Per i più fortunati c’è un posto in hotel a Porto Sant’Elpidio, non troppo lontano da casa. Altri andranno più a sud, ad Alba Adriatica, e a qualcuno è proposta anche la Romagna. Ci vogliono i pullman per trasportare chi non ha l’auto, soprattutto anziani. A chi è scappato da casa e non ha più niente vengono dati maglioni, pantaloni, ciabatte, sapone da bagno, spazzolini e reggiseni per affrontare l’inizio di questa emergenza che terrà migliaia di persone lontane da casa per mesi. Almeno fino a primavera, a giudicare dalla disponibilità chiesta dalla Protezione civile agli albergatori.
LA CREPE NELLA CAPITALE
Il terremoto distrugge il cuore dell’Appennino ma spaventa buona. La scossa sveglia Roma: migliaia scendono in strada, le linee della metropolitana vengono fermate. E anche nella capitale si contano i danni: crepe (non gravi) dalla Basilica di San Paolo alla cupola del Borromini di Sant’Ivo alla Sapienza. Del resto l’onda d’urto si era propagata per quasi mille chilometri: l’hanno avvertita da Bari a Bolzano.

SEGUI SU LA REPUBBLICA



Related Articles

Africa e “avorio insanguinato”: verso un futuro senza elefanti?

Loading

Strage per l’avorio – Foto: paolininews.it

Ventidue cadaveri di elefanti, tra cui diversi piccoli, tutti con le zanne asportate, uccisi da un solo proiettile sparato nella parte superiore della testa. È la scena che si sono trovati di fronte i guardiani del parco naturale di Garamba, in Congo RDC, nel marzo del 2012.

Cappella Scrovegni, l’acqua insidia Giotto

Loading

È un miracolo se ancora oggi possiamo ammirare i meravigliosi affreschi di Giotto nella Cappella Scrovegni a Padova. Con tutte le nostre forze dobbiamo fare sì che il miracolo continui, perché un programmato pericolo li minaccia, proprio come avvenne nell’Ottocento, quando la chiesa era di proprietà  privata.

L’autostrada delle bici mai più code e smog

Loading

Una ne fanno e cento ne pensano, si dice spesso dei tedeschi. Il più delle volte, in senso buono, è vero, specie quanto a progetti per il progresso e la vivibilità  del futuro. Nascerà  in Germania la prima autostrada per biciclette del mondo.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment