Il tribunale permanente dei popoli accusa Aung San Suu Kyi sui Rohingya

Il tribunale permanente dei popoli accusa Aung San Suu Kyi sui Rohingya

Loading

Rohingya. Benché le sentenze del Tribunale non siano vincolanti e benché si tratti per ora solo di accuse, per la prima volta in questi anni un gruppo autorevole di ricercatori e magistrati della società civile mette sotto accusa senza mezzi termini la politica birmana sulle minoranze e, in particolare, sui Kachin e i Rohingya

«Massacri condotti e patrocinati dallo Stato, esecuzioni extragiudiziali, omicidi, sparizioni, annegamenti, stupri e violenze sessuali, distruzione di interi villaggi, negazione dei diritti in un cointesto di terrore promosso dallo Stato, diffuso e sistematico…». La lista delle accuse riempie cinque cartelle nel primo giorno in cui il Tribunale permanente dei popoli (Tpp) si riunisce a Kuala Lumpur per giudicare «…lo Stato del Myanmar, i dipartimenti del governo, il complesso militare nel suo insieme, polizia, polizia di frontiera, membri della Lega Nazionale per la Democrazia, il presidente, Htin Kyaw, e la consigliera, Aung San Suu Kyi, accusati di detti crimini in relazione ai gruppi etnici Kachin e Rohingya e alla popolazione islamica…».

C’è altro: pur se non rientra nell’ambito di queste accuse, la Procura riconosce «il ruolo significativo dei media, degli ultranazionalisti del Rakhine e delle organizzazioni buddiste anti-musulmane estremiste nella diffusione di propaganda anti-musulmana e anti-Kachin, nell’incitamento all’odio con discorsi e ideologie atte a promuovere e raccogliere il sostegno pubblico per la persecuzione di questi gruppi…».

Benché le sentenze del Tribunale non siano vincolanti e benché si tratti per ora solo di accuse, per la prima volta in questi anni un gruppo autorevole di ricercatori e magistrati della società civile mette sotto accusa senza mezzi termini la politica birmana sulle minoranze e, in particolare, sui Kachin e i Rohingya per i quali Amnesty International chiede la fine della “pulizia etnica” e Human Right Watch chiede al Consiglio di sicurezza sanzioni e embargo sulla vendita di armi al Myanmar. Intanto la vicenda dei profughi verso il Bangladesh – 400mila – si avvicina alla “catastrofe umanitaria” prevista dal segretario generale dell’Onu Guterres.

FONTE: Emanuele Giordana, IL MANIFESTO



Related Articles

Libano al voto, nelle urne il declino di Saad Hariri

Loading

Beirut. Hariri contestato anche dai sunniti, per riconfermarsi premier, dovrà ricercare un nuovo accordo con Hezbollah e i suoi alleati che oggi potrebbero riconquistare la maggioranza del parlamento

Khaled e gli altri. La doppia giustizia di Israele per i palestinesi

Loading

Sono circa 5200 i prigionieri politici palestinesi. 1264 non hanno mai subito un processo. Una doppia giustizia israeliana in Cisgiordania: una civile per i coloni e una militare più dura per i palestinesi

Obama la preferisce coperta

Loading

Al presidente Obama non piace la guerra. Non perché è premio Nobel per la pace, ma perché l’azione bellica aperta scopre le carte della strategia statunitense e degli interessi che ne sono alla base. Ha quindi varato un grande piano che, scrive il Washington Post, «riflette la preferenza della sua amministrazione per lo spionaggio e l’azione coperta piuttosto che per l’uso della forza convenzionale».

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment