Val di Susa: ecco perché non si riesce a domare il fuoco

Val di Susa: ecco perché non si riesce a domare il fuoco

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Il crinale in fiamme si trova a 1.600 metri sul livello del mare, dunque è difficilmente raggiungibile dalle autopompe dei Vigili del fuoco.

Devono agire i mezzi aerei, elicotteri e Canadair, ma le condizioni meteorologiche stanno impedendone l’utilizzo ottimale.

Nei primi giorni del rogo la situazione del vento era stagnante e la coltre di fumo non permetteva di volare. Negli ultimi giorni, invece, la situazione si è ribaltata: in quota soffiano raffiche di vento da 100 nodi (a terra 50 nodi) , e ciò non solo neutralizza le missioni dei Canadair ma velocizza il propagarsi del fuoco.

Oltretutto la vegetazione in quell’area è molto secca per colpa della siccità: non piove dal 18 settembre scorso, dato che ha spinto la Regione Piemonte il 10 ottobre a lanciare la massima allerta antincendio.

A CHI SPETTA IL COMPITO DI INTERVENIRE SUGLI INCENDI BOSCHIVI?

In prima battuta è la Regione che si attiva, attraverso il servizio di Protezione civile regionale e i mezzi di cui dispone. Se questo non basta, interviene il corpo nazionale dei Vigili del fuoco.

Prima dell’accorpamento con l’Arma dei carabinieri, si occupava dell’estinzione degli incendi anche la Forestale. Adesso non più.

QUANTI MEZZI E UOMINI SONO IMPIEGATI IN VAL DI SUSA E SUL VERSANTE CUNEESE?

Nel weekend a presidiare l’area c’erano 200 vigili del fuoco e 425 volontari che si occupano di antincendio boschivo. Ieri sono stati impiegati 7 Canadair e 4 elicotteri della flotta di Stato, oltre ai 4 della Regione.

IN PIEMONTE SONO ARRIVATI DUE CANADAIR DALLA CROAZIA, IN LOMBARDIA DOVREBBERO ARRIVARE ALCUNI ELICOTTERI DALLA SVIZZERA.

PERCHÉ IL VIMINALE HA DOVUTO CHIEDERE AIUTO?

Sulla carta la flotta dei Vigili del fuoco è la più numerosa d’Europa: hanno 19 Canadair di proprietà dello Stato, la cui gestione è affidata alla multinazionale privata Babcock Italia. È quest’ultima che, in base a un contratto di servizio, fornisce i piloti e si occupa della manutenzione dei velivoli. È possibile utilizzarne 16 su 19, ma in autunno ne sono disponibili circa la metà, 8-9, perché gli altri devono per contratto sottoporsi al ciclo di manutenzione poiché sono impiegati a pieno regime durante la stagione estiva. I due aerei croati sono entrati in servizio nell’ambito del Meccanismo europeo di Protezione civile, ed è una prassi durante le grandi emergenze: la scorsa estate i Canadair italiani sono entrati in azione in Grecia, in Portogallo e in Corsica.

L’ACCORPAMENTO DEI FORESTALI CON I CARABINERI HA INDEBOLITO LA CAPACITÀ DELL’ITALIA DI RISPONDERE

Stando ai dati, non l’ha indebolita ma neanche rafforzata. Dei circa 7.000 forestali esistenti prima della riforma Madia, solo in 300 sono stati trasferiti ai Vigili del fuoco. I restanti 6.700 sono diventati carabinieri: sono impiegati nella prevenzione e, in caso di roghi, nelle indagini per capire come si siano generati.

CHE FINE HANNO FATTO GLI ELICOTTERI DELLA FORESTALE?

Ai pompieri ne sono arrivati 16, ma attualmente la gran parte è in riparazione. Dice Costantino Saporito, sindacalista Usb dei Vigili del fuoco: «Nonostante i numeri sulla carta, soffriamo di carenza di mezzi e uomini. A Varese e a Torino, ad esempio, i comandi locali hanno chiesto ai pompieri il raddoppio dei turni, e gli elicotteri ex Forestale quando ci sono stati portati mostravano un livello di manutenzione assai carente».

LO STATO HA PRIVATIZZATO IL SERVIZIO DEI CANADAIR?

No, ma ne ha affidato la gestione ai privati: il servizio costa 55 milioni di euro all’anno, a cui però vanno aggiunte le ore di volo.

Lo stesso hanno fatto le Regioni per dotarsi dei mezzi aerei di primo intervento.

L’Antitrust intanto ha aperto un’indagine su sette aziende fornitrici, tutte del Nord, perché sospetta la «spartizione collusiva» degli appalti pubblici sul territorio italiano tra il 2009 e il 2016, con «ipotesi di turbativa d’asta».

Fonte:  FABIO TONACCI, LA REPUBBLICA



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