LAVORO NEL MONDO. Rapporto ILO

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(da “Vita“)

Ilo: cresce la disoccupazione tra i giovani

Secondo il Global Employment Trends dell`Ufficio Internazionale del Lavoro (Ilo), quasi metà dei disoccupati è costituita da giovani, nonostante siano solo il 25% della popolazione in età lavorativa

Secondo il nuovo rapporto annuale Global Employment Trends (Global Employment Trends Brief), lanciato oggi dall`Ufficio Internazionale del Lavoro (Ilo), il numero totale delle persone disoccupate nel mondo è aumentato nel 2005. La forte crescita economica non ha controbilanciato l`aumento delle persone in cerca di lavoro, in particolare tra la vasta e crescente schiera di giovani disoccupati.

Il rapporto segnala l`incapacità della maggior parte delle economie a convertire la crescita del Pil in creazione di posti di lavoro o aumento dei salari, che unito ai molteplici disastri naturali e all`aumento dei prezzi delle risorse energetiche, colpisce in modo particolarmente duro la categoria dei lavoratori poveri.

Il rapporto dell`Ilo rileva che nonostante il Pil globale sia cresciuto del 4,3 per cento nel 2005, solo 14,5 milioni degli oltre 500 milioni di lavoratori poveri nel mondo sono riusciti a superare la soglia di povertà di un dollaro al giorno.

Inoltre, nel 2005, degli oltre 2,8 miliardi di lavoratori nel mondo, 1,4 miliardi non guadagnano ancora abbastanza per portare loro stessi e le proprie famiglie al di sopra della soglia di povertà dei 2 dollari al giorno – la stessa cifra di 10 anni fa, fa notare l`Ilo.

« Il Rapporto di quest`anno mostra ancora una volta che la crescita economica da sola non risponde adeguatamente alle necessità dell`occupazione globale. Tutto ciò sta ritardando la riduzione della povertà in molti paesi» ha dichiarato Juan Somavia, Direttore Generale dell`ILO. « Stiamo affrontando una crisi del lavoro a livello globale di proporzioni gigantesche e una carenza di lavoro dignitoso che non potrà scomparire da sola. Per affrontare queste problematiche abbiamo bisogno di nuove politiche e nuove pratiche».

Secondo le stime ufficiali, il tasso di disoccupazione è rimasto invariato dopo essere sceso al 6,3 per cento in due anni. Il numero totale dei disoccupati si è fermato a 191,8 milioni di persone alla fine del 2005, un aumento di 2,2 milioni dal 2004 e di 34,4 milioni dal 1995.

Il Rapporto dell`Ilo aggiunge che quasi la metà dei disoccupati nel mondo è costituita da giovani tra i 15 e i 24 anni e che la loro probabilità di rimanere disoccupati è tre volte superiore a quella degli adulti. L`Ilo definisce questo dato « critico », dal momento che i giovani rappresentano solo il 25 per cento della popolazione in età lavorativa.

Un altro dato significativo rilevato dall`Ilo è che la quota del totale di occupati nel settore dei servizi è aumentata in tutte le regioni negli ultimi 10 anni con un`unica eccezione, il Medio Oriente e il Nord Africa. Se il settore dei servizi continuerà a crescere a questi ritmi, molto presto supererà quello dell`agricoltura che detiene il primato nel creare occupazione.

«Considerate queste tendenze, è necessario riformulare le strategie sullo sviluppo e la crescita », ha dichiarato Somavia. «In molti paesi, i lavoratori del settore agricolo vivono in condizioni di povertà nella speranza di trovare qualcosa di meglio nelle aree urbane ma finiscono per trovare una situazione poco migliore se non analoga, svolgendo lavori occasionali o esercitando il commercio al minuto. Tali questioni hanno bisogno di essere affrontate dai policy makers se vogliono assicurarsi che il processo di sviluppo porti alla riduzione della povertà ».

Il rapporto ha anche evidenziato che il divario occupazionale tra donne e
uomini si è ridotto nell`ultimo decennio benché rimanga ancora ampio. Nel 2005, il 52,2 per cento delle donne adulte era occupato, rispetto al 51,7 per cento del 1995. Nel 2005, le donne costituivano circa il 40 per cento della forza lavoro globale.

Secondo il rapporto, la tendenza delle donne economicamente attive nel
mercato del lavoro varia da regione a regione. Mentre il numero delle donne attive in America Latina e Caraibi è diminuito, in Medio Oriente e Nord Africa si è registrato un aumento della partecipazione femminile a partire da livelli estremamente bassi. Complessivamente, la tendenza all`aumento dei tassi di partecipazione alla forza lavoro tra le donne registrato negli anni `80 e primi anni `90 si è arrestata in regioni come il sud-est asiatico e l`Asia del Sud ed è invertita nell`Europa dell`Est e Centrale (non UE), nei paesi dell`ex Unione Sovietica, Asia dell`Est e Africa sub-sahariana.

Tendenze regionali

Il maggiore aumento della disoccupazione si è registrato in America Latina e nei Caraibi: in queste aree il numero dei disoccupati è aumentato di quasi 1,3 milioni, pari ad un aumento dello 0,3 percento del tasso di disoccupazione che raggiunge il 7,7 percento. Anche nei paesi non UE dell`Europa Centrale ed Orientale e nei paesi ex sovietici, il tasso di disoccupazione è passato dal 9,5 percento nel 2004 al 9,7 percento nel 2005.

Nei paesi sviluppati e nell`Unione Europea, il tasso di disoccupazione ha
segnato un ribasso dal 7,1 percento nel 2004 al 6,7 percento nel 2005.

In Asia, i tassi di disoccupazione non sono cambiati in modo significativo.

In Asia dell`Est, la disoccupazione si mantiene al 3,8 percento, rimanendo
la più bassa al mondo. In Asia del Sud, la disoccupazione è del 4,7 percento mentre nell`Asia del Sud-Est e nel Pacifico, il tasso è del 6,1 percento.

Con una disoccupazione al 13,2 percento nel 2005, il Medio Oriente e
l`Africa del Nord rimangono le regioni dove si registra il più alto tasso di
disoccupazione al mondo. Con il 9,7 percento di disoccupati, l`Africa Sub
Sahariana registra il secondo tasso più alto al mondo. La regione registra inoltre il più alto tasso di lavoratori poveri, facendo quindi sentire tutta l`urgenza di fronteggiare il deficit di lavoro dignitoso.

Il rapporto tra occupazione e popolazione – ovvero la proporzione di persone occupate sull`insieme della popolazione in età lavorativa – varia da regione a regione. Il rapporto più alto si registra in Asia con il 71,1 percento nel 2005. Tuttavia, questa regione ha anche segnato la variazione più importante nell`ultimo decennio con una diminuzione del 3,5 percento. Il Medio Oriente e l`Africa del Nord segnano il rapporto più basso con il 46,4 percento nel 2005.

I lavoratori poveri che vivono con meno di un dollaro al giorno sono
diminuiti in tutte le regioni tranne che in Africa sub-sahariana dove sono
aumentati di 2,5 milioni e nel Medio Oriente e in Africa del Nord dove il
loro numero è rimasto più o meno invariato. Il numero dei lavoratori poveri
che vivono con meno di due dollari al giorno è diminuito solo in Europa
Centrale e Orientale (non Ue) e nei paesi ex sovietici, in America Latina e
nei Caraibi, e, in modo più significativo, in Asia dell`Est. Il numero è
invece aumentato in Asia del Sud-Est e nel Pacifico, in Asia del Sud, nel
Medio Oriente, in Africa del Nord e in particolare nell`Africa
sub-sahariana.

Secondo il rapporto, l`impatto sulla povertà e l`occupazione dovuto
all`aumento dei costi energetici varia regione a regione. In Asia – regione
ben avviata in vista del raggiungimento dell`Obiettivo di Sviluppo del
Millennio (MDG) di dimezzare la povertà entro il 2015 -, l`impatto sarà
significativo solo se l`aumento dei costi energetici perdurerà. In Africa
sub-sahariana invece – dove fin d`ora sembra impossibile raggiungere
l`Obiettivo sul dimezzamento della povertà – le ripercussioni dell`aumento
dei costi energetici sono considerevoli già sul breve periodo e, sul lungo
termine, i segnali incoraggianti registrati in alcuni paesi potrebbero
addirittura sfumare.

Il rapporto si sofferma altresì sull`importanza di creare dei posti di
lavoro e sulla ripresa del mercato del lavoro dopo i disastri naturali
nonché sui cambiamenti derivanti dalla soppressione delle quote nel nuovo regime del commercio dei tessili e dell`abbigliamento che coinvolge milioni di lavoratori e centinaia di migliaia di imprese sia nei paesi sviluppati che nei paesi in via di sviluppo.

« Le crisi economiche e i disastri naturali colpiscono più violentemente
quelli che sono già poveri e, nella fase della ripresa, sono sempre gli
ultimi a ritornare alle condizioni preesistenti alla crisi. L`attuale
modello di globalizzazione continua ad esercitare un impatto sociale
disomogeneo che vede l`innalzamento del livello di vita per alcuni mentre
molti altri rimangono indietro », ha commentato Juan Somavia.

Secondo il rapporto, oggi è molto più diffusa, soprattutto in Africa, la
convinzione per cui la riduzione della povertà può essere ottenuta solo
attraverso la creazione di posti di lavoro più numerosi e di migliore
qualità. La maggiore consapevolezza dell`importanza di collocare il tema
dell`occupazione al centro delle politiche economiche e sociali, come
testimonia il Vertice delle Nazioni Unite del 2005, segna un importante
passo in avanti.

Il Rapporto integrale su: http://www.ilo.org/public/english/employment/strat/global.htm

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