«Stanze per drogarsi»: la proposta della Toscana

Loading

NULL

(da Corriere della Sera, 8 marzo 2006)

Un disegno di legge regionale: assistenza medica ai tossicodipendenti. L’Unione si divide

«Stanze per drogarsi»: la proposta della Toscana

di MARCO GASPERETTI

La proposta di istituire in ogni Asl le safe injection rooms , le stanze dove i tossicodipendenti cronici possano drogarsi con assistenza medica, divide la Toscana. Il progetto dei consiglieri regionali verdi, ds, sdi, prc e pdci ha spaccato la Margherita e lascia perplesso anche l’assessore ds. Critiche dure dai ministri Matteoli («Un’idea contro la legge») e Giovanardi.
«Altro che stanze della droga, noi vogliamo salvare i ragazzi che ogni giorno muoiono per overdose, Aids, epatiti. La nostra legge cercherà di aiutare questo esercito di emarginati, creeremo una task force che andrà a cercare i tossicodipendenti in mezzo alla strada. Non li manderemo in galera, li assisteremo». Fabio Roggiolani, leader dei Verdi Toscani, presidente della commissione Sanità, è il primo firmatario della proposta di legge regionale, la numero 76, sulle tossicodipendenze che a fine aprile andrà in consiglio per l’approvazione. E insieme a consiglieri regionali di Ds, Sdi, Rifondazione e Comunisti Italiani, ha inserito nel testo un articolo che prevede l’introduzione in ogni Asl delle safe injection rooms , stanze dove i tossicodipendenti cronici possono drogarsi assistiti da medici e psicologi. Un’idea che ha provocato una raffica di polemiche, spesso trasversali, tra partiti, rappresentanti di istituzioni e responsabili delle comunità terapeutiche. E ha diviso persino la Regione. Perché se il vicepresidente Federico Gelli (Margherita) si schiera a favore, l’assessore alla Sanità, il diessino Enrico Rossi è perplesso: «Non vedo l’utilità di aprire un dibattito su un tema come questo che rischia di essere lacerante. Oltretutto non migliora il buon funzionamento dei nostri servizi».
Ieri contro la «stanza della droga» si sono schierati anche due ministri, Altero Matteoli e Carlo Giovanardi. Il primo ha accusato la Toscana di andare contro la legge: «Sono preoccupato che si proponga di aprire un salottino per drogarsi anche perché è un’idea che va contro una legge dello Stato». Secondo Giovanardi «non è cronicizzando lo stato di dipendenza e condannando il tossico ad una dolce morte che si risolvono i problemi».
An si è schierata compatta con il suo ministro. «Chi ha presentato la legge del buco libero avrebbe bisogno di una camicia di forza, sono degli irresponsabili e probabilmente sotto l’effetto di qualche sostanza tossica», ha detto Marcella Amadio, consigliere regionale di An.
Non mancano giudizi trasversali nei due schieramenti. Perché se Erasmo D’Angelis (Margherita), è favorevole senza riserve, altrettanto senza riserve si schiera contro il collega di partito e consigliere Gianluca Parrini. E un dibattito sembra essersi aperto anche in Forza Italia.
«Non è la legge della droga libera per tutti, ma un tentativo per salvare casi gravissimi di marginalità sociale – spiega Federico Gelli – La Toscana ha una filosofia completamente diversa su come combattere le dipendenze. Non crediamo alla politica della repressione, cerchiamo di prevenire».
Don Armando Zappolini, è il presidente delle Comunità di accoglienza toscane e responsabile di due centri di recupero nel Pisano. «I risultati nella lotta alla droga si hanno quando non si emargina e non si criminalizza. Sono stufo di vedere morire i ragazzi per strada. Dare loro un supporto, tendere la mano, significa strapparli da morte certa».
Intanto l’iter legislativo va avanti. Domani l’articolo 12 sarà discusso in commissione. «Abbiamo già avviato consultazioni tra tecnici Asl e responsabili di comunità terapeutiche – spiega Roggiolani -. La stragrande maggioranza è favorevole. La commissione andrà anche in missione in Paesi europei dove le safe injection rooms sono una realtà».

/wp-contents/uploads/doc/“>


Related Articles

Dov’è finita la protesta

Loading

La crisi e il governo Monti (con il Pd alleato) segna un calo della piazza. E’ contro i governi di centrodestra (Spagna e Grecia) che la protesta sale. In Italia è passata nei media l’autorappresentazione del “governo tecnico”

Di fronte alle dure politiche di austerity che, già  da tempo ma oggi con maggiore vigore, colpiscono ampie fasce di popolazione (“Nove su dieci”, dimostra il libro di Mario Pianta), una delle domande spesso rivolte agli studiosi di movimenti sociali (così come ai loro attivisti) è: perché a fronte di una sfida così grande, la mobilitazione si mantiene limitata? Perché – diversamente da Spagna, Grecia e Stati Uniti, ma anche dall’Islanda prima di loro – c’è apparentemente così poca protesta?

Un paradiso (fiscale) sulla terra

Loading

Fin dall’alto Medioevo il patrimonio ecclesiastico è riconosciuto di rilevanza pubblica. Nasce allora l’ambiguità , ancora attuale, riguardo al dovere della Chiesa di assolvere agli obblighi del fisco

Gli Occupy dalle piazze alla casa

Loading

BOSTON – Gli indignati di Boston ricominciano dalla battaglia per la casa. La loro l’hanno persa sabato scorso, quando la polizia all’alba ha fatto irruzione a Dewey Square arrestando 46 persone.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment